<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Edilizia popolare
Una casa su due
va agli stranieri

Le assegnazioni delle case popolari
Le assegnazioni delle case popolari
Le assegnazioni delle case popolari
Le assegnazioni delle case popolari

VICENZA. Un alloggio di edilizia popolare su due, nel 2014, è stato assegnato ad un cittadino straniero. È quanto emerge dai dati relativi alle assegnazioni degli appartamenti Erp di Amcps da parte del Comune. Un dato che conferma come anche le famiglie straniere si trovino risucchiate nel vortice della crisi e sempre più spesso siano costrette a rivolgersi ai Comuni per ottenere un aiuto. Secondo i dati forniti dagli uffici comunali, nel 2014, ultimo anno per il quale sono disponibili le informazioni, sul fronte delle assegnazioni degli alloggi, il 53% è andato a cittadini italiani, con 37 immobili, il 47% a stranieri, con 33 appartamenti. E il fenomeno risulta in aumento costante almeno dal 2011, con il gap tra autoctoni e immigrati che si è assottigliato sempre più, fino quasi a raggiungere la parità. Nel 2009 le assegnazioni a italiani furono l’80% del totale.

GLI AFFITTI. I canoni, come è noto, vengono decisi in base al reddito degli assegnatari, tenendo conto del valore locativo dell’alloggio. Si va da un minimo di 10,86 euro ad un massimo di 930 euro al mese (un caso unico e particolare). Il canone medio, nel capoluogo, ammonta in ogni caso a 101 euro. Gli assegnatari, a seconda del reddito familiare, vengono divisi in tre fasce: la cosiddetta area di protezione, la quale considera il reddito imponibile; l’area sociale e l’area di decadenza. A ciascuna area reddituale corrisponde una diversa applicazione dell’affitto. Ogni anno, il bando viene pubblicato dal Comune. Una volta raccolte e valutate le domande, si forma la lista d’attesa. L’assegnazione avviene sulla base dell’ordine in graduatoria, in riferimento, però, alla tipologia di appartamento disponibile (da una o più persone).

LA CRISI. «Per quanto riguarda gli stranieri, probabilmente ci sono stati anni in cui questi cittadini hanno perso il lavoro e non avevano altri redditi, conservando comunque la carta di soggiorno - osserva l’assessore alla comunità e alle famiglie Isabella Sala -. In ogni caso, la legge regionale in materia, dopo vent’anni, ha sicuramente bisogno di un tagliando. In effetti stiamo chiedendo alla Regione delle modifiche. Tra gli auspici, c’è la variazione del criterio di accesso, non più in base al reddito ma secondo l’autocertificazione Isee, che dà un quadro più complesso del richiedente, tenendo conto anche della situazione patrimoniale e prevede maggiori controlli». Un’altra proposta per cambiare la legge mira ad evitare il raggiungimento di canoni elevati per le case Erp. «Una riforma per migliorare la legge potrebbe portare a stipulare, ad esempio, contratti a tempo determinato, ad esempio di 4+4 anni - prosegue l’assessore Sala -. Nel corso degli anni, se il reddito dell'inquilino è cresciuto di molto, anziché far salire l'affitto, egli potrebbe spostarsi al mercato privato e lasciare la casa popolare a chi ne ha bisogno».

L’AFFITTO SOCIALE. Tra le altre soluzioni figura l’affitto sociale, con il quale Comune e Caritas partecipano alle spese delle famiglie in accordo con i proprietari degli immobili. «Abbiamo numeri importanti sul fronte del canone concordato, che viene deciso in base ad accordi tra le associazioni di inquilini e di proprietari, con il Comune a fare da garante - continua l’assessore -. Noi abbiamo promosso questa opzione e tenuto l’Imu allo 0,4% per i proprietari di appartamenti in affitto con questa pratica. Un altro fenomeno vede diversi cittadini stranieri che lasciano liberi gli alloggi Erp per emigrare all'estero». Dopo la chiusura dell’ultimo bando, lo scorso 18 dicembre, le domande per le case popolari sono risultate in calo del 14%, con 798 richieste. Nel 2014 le domande erano state 927; nel 2012, invece, 1.051.

Matteo Carollo

Suggerimenti