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Depenalizzazione flop
Non riduce l’arretrato
e appesantisce il carico

La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel palazzo di giustizia di Milano. FOTO ANSA
La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel palazzo di giustizia di Milano. FOTO ANSA
La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel palazzo di giustizia di Milano. FOTO ANSA
La cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nel palazzo di giustizia di Milano. FOTO ANSA

Nelle intenzioni del Governo l’ondata di depenalizzazioni aveva, fra i suoi obiettivi, quello di decongestionare gli uffici giudiziari, svuotando procure e tribunali di fatti di piccola o piccolissima importanza, facendo scattare multe, sanzioni e risarcimenti civili. Ma, almeno a Vicenza, i decreti legislativi 7 e 8 del 2016, entrati in vigore di fatto questa settimana, non promettono di portare benefici particolari. «Sono modifiche molto timide e complicate da applicare», sottolinea il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri. Che precisa come le nuove misure comporteranno un ulteriore aggravio di lavoro per le cancellerie, già oggi oberate e in grave sofferenza di organico.

LA NORMA. Il legislatore ha depenalizzato reati come l’ingiuria, gli atti osceni, gli atti contrari alla pubblica decenza, il falso in scrittura privata (purchè non sia un testamento o un titolo di credito), il danneggiamento semplice, la guida senza patente e l’omesso versamento delle ritenute Inps sotto i 10 mila euro. Di fatto, per ciascuno di questo possono scattare sanzioni amministrative o procedimenti civili per risarcire le vittime. Uno degli scopi del provvedimento era quello di dare un aiuto nel mare degli oltre tre milioni di cause penali pendenti e delle altrettante che ogni anno arrivano nei tribunali italiani. Ma, come hanno detto diversi procuratori, si tratta di una goccia in quel mare, con un effetto deflattivo comunque molto marginale, eccezion fatta per i procedimenti di omesso versamento dei contributi Inps.

I NUMERI. Procure e tribunali italiani da anni battagliano con un arretrato quanto mai pesante: al 30 giugno 2015, in Italia, erano 3,2 milioni i procedimenti fermi, la metà dei quali nelle procure e il resto suddiviso fra tribunali e Corti d’Appello. Per quanto riguarda il Veneto, il distretto di Venezia aveva 182 mila fascicoli pendenti, di cui 107 mila nelle diverse procure provinciali. Numeri enormi: servirebbero alcuni anni senza nuove iscrizioni per riuscire a smaltirli.

IL DATO VICENTINO. Al 30 giugno scorso, la procura aveva 14.929 fascicoli pendenti, di poco superiore a quella dell’anno precedente. Più bassi i numeri del tribunale collegiale e monocratico, e del giudice di pace. Ma nel complesso l’arretrato è pesante, e incide inevitabilmente anche sui tempi della giustizia. Tanto è vero che il presidente del tribunale Alberto Rizzo ha attuato una serie di migliorie organizzative che, unitamente all’arrivo di nuovi magistrati, ha dato sollievo agli uffici.

DEPENALIZZAZIONI. Ma i reati che non saranno più tali incidono in maniera assai relativa su questi numeri. Sono solo poche centinaia i fascicoli per ingiurie, atti osceni e guida senza patente. Quelli che vedono l’Inps parte offesa non sono stati trasmessi che in parte. «Ma le depenalizzazioni restano di difficile attuazione - ha detto Cappelleri -. Alcuni ex reati vanno assegnati alle autorità amministrative, ma nel decreto non è indicato a quali. Va esaminato caso per caso. Si tratta di compiti da svolgere in cancelleria, e le nostre segreterie sono il punto debole del sistema». Manca infatti personale: e tutte le ultime riforme volte a sgravare le aule hanno appesantito i carichi delle cancellerie. Di fatto, il legislatore vuole fare le nozze coi fichi secchi, perchè non vengono assunti dipendenti; e quindi non si decongestiona un sistema che arranca. «Uno sgravio maggiore è arrivato dall’archiviazione veloce per i fatti di particolare tenuità - conclude Cappelleri -. Una possibilità efficace in una provincia come quella vicentina che abbonda di denunce per fatti minuscoli, e che può portare a un qualche significativo sfoltimento». Non le depenalizzazioni, che fanno chiudere in fretta processi per fatti minori e complicano la vita in uffici già travolti dal lavoro.

Diego Neri

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