<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Crisi e calo delle nascite
Le classi prime perdono
1.400 studenti in 2 anni

 Calo delle nascite e rimpatrio di stranieri: crollano le iscrizioni, soprattutto in prima elementare
Calo delle nascite e rimpatrio di stranieri: crollano le iscrizioni, soprattutto in prima elementare
 Calo delle nascite e rimpatrio di stranieri: crollano le iscrizioni, soprattutto in prima elementare
Calo delle nascite e rimpatrio di stranieri: crollano le iscrizioni, soprattutto in prima elementare

Da classi pollaio a classi fantasma. È il rischio che corre la scuola vicentina alla luce di un calo demografico importante che ha cancellato, in 2 anni, circa 1.400 alunni. I dati forniti dall’Ufficio scolastico territoriale tengono conto delle iscrizioni per il prossimo anno alle classi prime e fotografano un’emorragia di studenti costante e inarrestabile, più pesante alle elementari dove gli 8.150 bambini che frequentavano la prima nel 2015/16 sono diventati 7.840 quest’anno e saranno 7.681 a settembre, con un saldo negativo pari a 469. Una tendenza che si registra anche nell’infanzia, dove mancano all’appello 200 iscritti, mentre alle medie gli 8.722 alunni iscritti in prima nel 2015/16 sono scesi a 8.468 l’anno successivo e saranno 8.281 nel 2017/18, per un totale di 441 studenti in meno. Stesso trend per le superiori dove si parte da 8.219 per scendere a 8.073 quest’anno e arrivare a 7.929 a settembre 2017 con una differenza di 290 alunni. Le aule rischiano insomma di svuotarsi sotto i colpi della decrescita, ma anche delle dinamiche migratorie che per effetto della crisi economica prendono altre direzioni, con il risultato che a mettere in difficoltà le scuole ora sono le partenze improvvise dei nuclei familiari e non più gli arrivi in corsa.

All’Ust sottolineano che di quei 1.400 studenti in meno che risultano all’anagrafe scolastica per il prossimo anno la fetta più consistente riguarda la primaria. «A soffrire - spiega il dirigente dell’Ufficio scolastico, Giorgio Corà - sono in particolare le scuole periferiche della città insieme a quelle dei comuni limitrofi del Basso Vicentino e dei Berici. Tra le ragioni l’onda lunga del calo delle nascite, una presenza minore di stranieri, le scelte delle famiglie che tendono ad iscrivere i figli nelle scuole del centro dove tradizionalmente viene garantita una maggiore stabilità del personale docente». Tra i plessi che si stanno assottigliando quelli di Maddalene, Settecà, Ospedaletto, viale Fiume dove sono arrivate dalle 7 alle 10 iscrizioni, a fronte delle 15 che rappresentano il minimo sindacale per una classe. «Non posso autorizzare una classe da 9 studenti, le risorse non lo consentono - avverte il dirigente - ma dal momento che gli organici vengono assegnati sulla base del totale degli iscritti di un comprensivo, nulla impedisce di spostare un certo numero di studenti da un plesso all’altro all’interno dello stesso istituto, in modo da raggiungere il numero minimo per far partire la classe. Occorre qualche compromesso, magari coinvolgendo l’ente locale per un eventuale trasporto di alunni da una sede all’altra».

Anche se il calo demografico e la mancanza di risorse da destinare alla scuola imporranno in futuro scelte più drastiche. «La distribuzione dei plessi - precisa Corà - è ancora legata a una vecchia normativa di fine Ottocento in base alla quale le scuole dovevano distare non più di due chilometri l’una dall’altra dal momento che non c’erano carrozze per il trasporto degli allievi. Con il passare del tempo si sono aggiunte motivazioni più futili, vedi la comodità di accompagnare a scuola i figli in pantofole, ma anche ragioni politiche legate a raccogliere voti». Ma quali scenari si apriranno se il calo demografico non invertirà la rotta? Finora i plessi sottodimensionati, sotto i 600 alunni, sono stati fusi in un istituto più grande come è successo in città per i comprensivi 1 e 8. Ma forse non basta. «Bisognerebbe rivedere radicalmente l’edilizia scolastica guardando ai Paesi europei - conclude il dirigente -; in Danimarca i grandi capannoni industriali vengono trasformati in scuole con pareti mobili che consentono flessibilità nel numero degli alunni e delle classi, oltre che una didattica diversa. In queste realtà dove perfino le scale diventano spazi didattici anche l’insegnante perdente posto può essere riassorbito all’interno della struttura. Da noi, se saltano classi è costretto a cambiare scuola».

Anna Madron

Suggerimenti