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Consumi fermi, si spende solo per cibo e

Negli ultimi 10 anni, le famiglie vicentine hanno preferito tirare la cinghia. O meglio, hanno selezionato accuratamente i settori sui quali puntare per gli acquisti, trascurandone altri. A sottolinearlo è uno studio della Confesercenti del Veneto centrale, sezione nata dalla fusione tra quelle di Vicenza e Padova. I risultati, derivanti dall’elaborazione di dati Istat, tratteggiano uno scenario che descrive bene il cambiamento degli stili di vita e delle abitudini dei vicentini nell’ultimo decennio. Un periodo investito dalla crisi economica, con gli inevitabili effetti sui portafogli dei cittadini. A far la parte del leone sono stati i consumi per i prodotti alimentari, a scapito invece di articoli d’abbigliamento e calzature.

I SETTORI. In questi 10 anni, innanzitutto, le famiglie beriche hanno adottato una linea maggiormente ispirata alla parsimonia. A parlare sono i numeri contenuti nell’indagine: in un decennio la spesa è aumentata di appena il 7 per cento, passando da 14 miliardi di euro sborsati nel 2007 a poco più di 14,7 miliardi del 2016. Sicuramente ad aver condizionato le tasche dei consumatori è stato il settore che ha vissuto la crescita più impetuosa: quello degli affitti delle abitazioni. Le spese delle famiglie per i canoni di locazione delle rispettive case sono schizzate verso l’alto del 40 per cento, la crescita più alta in Veneto, passando da 2,2 a 3 miliardi. E se si spende di più per l’affitto, per far quadrare i bilanci familiari è necessario ridurre le risorse da destinare ad altri fronti. Così, a partire dal 2007, ultimo anno prima della grande crisi economica, i vicentini sono tornati a rispolverare cappotti e camicie dell’anno precedente, risparmiando sul guardaroba. Per quanto riguarda abbigliamento e calzature, infatti, gli acquisti sono crollati del 9 per cento, dai 970 milioni del 2007 agli 883 milioni del 2016. Ad una cosa, però, i consumatori berici non hanno voluto rinunciare: ai piaceri della tavola. La spesa per i prodotti alimentari è aumentata di oltre il 15 per cento nel giro di dieci anni, da 2 a 2,3 miliardi di euro. Un dato, quest’ultimo, che pone il Vicentino in seconda posizione, dopo Treviso, a livello regionale. Restano invece sostanzialmente stabili le spese per mobili ed elettrodomestici. Si registra un risultato negativo anche per i servizi, che scendono di oltre il 5 per cento.

IL COMMENTO. «Non c’è stata una ripresa: i consumi si spostano, ma non aumentano». A parlare è Flavio Convento, vicepresidente di Confesercenti del Veneto centrale e referente dell’associazione per il Vicentino, il quale introduce un nuovo aspetto legato ai consumi nel territorio berico. «Gli acquisti si spostano sulla grande distribuzione e sull’e-commerce - sottolinea Convento -. È vero, il mondo sta cambiando, si cerca di adattarsi, ma non credo sia questo lo stile di vita dei vicentini». Il riferimento è ai negozi di vicinato presenti nei centri storici, molti dei quali si vedono costretti ad abbassare le serrande anche per le mutate abitudini di spesa dei clienti.

Matteo Carollo

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