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Comuni esattori
In un solo anno
introiti dimezzati

Mettiamola così: fare gli esattori forse non è il loro mestiere. Nel 2016 sono stati ventiquattro su 120 i Comuni della provincia che hanno approfittato della possibilità offerta da una legge statale istituita nel 2010. Una normativa semplice, in realtà. I sindaci segnalano all’Agenzia delle Entrate presunti evasori fiscali, lo Stato recupera la somma e il 100 per cento del recuperato torna ai Comuni. Ecco, nel 2016 i Comuni vicentini hanno incassato 183.924,31 euro. La parte del leone spetta al capoluogo, con 60.757 euro. Ma è un successo dimezzato: l’anno precedente palazzo Trissino ha recuperato dall’evasione 119.501 euro. Sotto i riflettori dei controllori Iva, Irpef, Ires. E le criticità, a Vicenza, sembrano interessare soprattutto i furbetti delle plusvalenze immobiliari.

RATE E RICORSI. Intendiamoci: in Veneto l’unica città a contare su un recupero maggiore di Vicenza è Verona, e pure lì si registra una flessione del 28 per cento. Ma tant’è. A indagare l’andamento storico di questa norma nata per contrastare l’evasione ciò che salta agli occhi è l’andamento altalenante del recupero. Il perché è presto detto. Davanti all’evasione accertata c’è chi sceglie due strade. La prima è rateizzare i pagamenti; la seconda è impugnare il provvedimento. Entrambe portano a dilatare i tempi dell’incasso. In quest’ottica Vicenza non è una eccezione. Il Comune, infatti, “arruola” un team nel 2012, coinvolgendo personale dall’Ufficio tributi e dal Servizio informatico. Nel 2013 arriva il primo risultato, e palazzo Trissino recupera circa 15 mila euro. Nel 2014 la somma sale a 82 mila, ma solo nel 2015 si supera il tetto dei 100 mila: 119.501, 34 euro. Nel 2016, come detto, la cifra è pressoché dimezzata. L’assessore Michela Cavalieri non è però preoccupata. La titolare delle Risorse economiche osserva che «l’“effetto altalena” può dipendere anche dal valore di una pratica, che può essere più o meno “pesante”». Poi, come detto, «incidono rateizzazione e ricorsi».

SEGNALAZIONI. Al netto delle cifre il dato che rimane è però un altro. Ed sempre Cavalieri a spiegarlo: «I risultati potrebbero essere più incisivi se solo dall’Agenzia delle entrate arrivassero maggiori feedback». In effetti il Comune invia quelle che in gergo si chiamano “segnalazioni qualificate” all’Agenzia. Poi però il Comune non sa più nulla fino all’incasso. In altre parole gli uffici comunali non conoscono i dettagli dell’evasore né quelli dell’ammontare delle singole pratiche. Ciò che si sa è che dal 2013 al 2015 il Comune ha inviato all’Agenzia 57 “segnalazioni qualificate” e si è occupato di 75 “segnalazioni sintetiche”. Queste ultime sono richieste di controlli che arrivano dall’Agenzia, insospettita da alcune situazioni fiscali. E anche in questi casi, a evasione accertata, il Comune incassa il 100 per cento dell’importo.

IN PROVINCIA. Va detto che prima ancora che amministrativa, la possibilità di usufruire di questa legge è una scelta politica, nella prospettiva del contrasto all’evasione. Una scelta che nel Vicentino è tutt’altro che diffusa, nonostante tra le armi dei Comuni rientrino l’accesso alla banca dati del Catasto e uno degli strumenti più efficaci: l’Isee. Una scelta, ancora, che potrebbe garantire alle casse comunali un gettito ulteriore rispetto a quello attuale.

Tra i ventiquattro Comuni vicentini “esattori” nel numero di chi nel 2016 ha recuperato di più si collocano Thiene, oltre 56 mila euro; Sarego, oltre 26 mila; Schio, oltre 19 mila. E gli altri? Nella squadra di chi supera i mille euro ci sono Caldogno, 5.254 euro; Malo, 3.889; Dueville, 2.490; Tonezza, 1.815; Gambellara, 1.166 e Altavilla, 1.024 euro. Fanalino di coda è Posina: 65 euro.

Federico Murzio

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