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Vicenza

Colori e fiori
La bara "allegra"
per l'ultimo saluto

Gino Arcangelo e l’artista Debora Basei che ha firmato la bara disegnata con i girasoli di Van Gogh
Gino Arcangelo e l’artista Debora Basei che ha firmato la bara disegnata con i girasoli di Van Gogh
Gino Arcangelo e l’artista Debora Basei che ha firmato la bara disegnata con i girasoli di Van Gogh
Gino Arcangelo e l’artista Debora Basei che ha firmato la bara disegnata con i girasoli di Van Gogh

VICENZA. Se la musica è vita e vita è anche l’arte perché musica e arte non le può rappresentare anche la morte? Forse l’ultimo viaggio terreno della nostra vita potrebbe risultare meno cupo, se non altro un po’ più colorato e caldo anche agli occhi di chi ci accompagnerà verso l’ultima dimora.

L’idea, già piuttosto diffusa nei paesi del nord Europa è quella di una bara decisamente diversa da quelle tradizionali, colorata e decorata con immagini artistiche o fotografie molto spesso personalizzate. A realizzarla per l’impresa funebre Arcangelo Gino di Vicenza è la giovane artista coneglianese Debora Basei.

Le prime due “proposte” di Gino Arcangelo sono una bara con i Girasole di Van Gogh, in legno chiaro, e una con le note musicali.

«È un’idea che abbiamo elaborato insieme a Debora – racconta Arcangelo – che mi è venuta osservando questa usanza piuttosto diffusa nei paesi del nord Europa. dove c’è una diversa cultura della morte. In Italia, invece, è qualcosa a cui non vogliamo pensare e che non dovrebbe mai accadere, ma anche da noi le cose stanno cambiando. Riguardo a questa idea del cofano funerario decorato ho avuto su Facebook molti commenti positivi. La bara la si può anche personalizzare con immagini o contenuti care alla persona che è venuta a mancare».

Le bare esposte e proposte dall’impresa funebre Arcangelo (ed esposte nella sede di via Ragazzi del 99) vengono decorate da Debora Basei a Conegliano. Le richieste non mancano. Una donna ha già rivestito la propria bara con tutte le foto più significative della sua vita e un’anziana signora ha scelto di essere ricordata assieme alle immagini del suo cagnolino.

«La diffidenza è ancora forte - spiega l’artista trevigiana - ma molte persone stanno cambiando idea. In fondo, con la bara personalizzata il corpo si circonda delle emozioni che ha vissuto nella vita». Qualche anno fa, dopo la scomparsa del padre che era un creativo, Debora avrebbe voluto decorare la sua bara con qualcosa che lo avesse caratterizzato, ma non fu possibile. Comunque non ha mai abbandonato l’idea e alla fine l’ha concretizzata. Così la prima bara decorata è stata la sua.

AN.SI.

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