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Ciclisti in trincea
Nell’ultimo anno
400 investimenti

La bicicletta sull’asfalto dopo la drammatica caduta di ieri mattina a Sarcedo. FOTO DONOVAN CISCATO
La bicicletta sull’asfalto dopo la drammatica caduta di ieri mattina a Sarcedo. FOTO DONOVAN CISCATO
La bicicletta sull’asfalto dopo la drammatica caduta di ieri mattina a Sarcedo. FOTO DONOVAN CISCATO
La bicicletta sull’asfalto dopo la drammatica caduta di ieri mattina a Sarcedo. FOTO DONOVAN CISCATO

Le statistiche vicentine raccontano di oltre un incidente al giorno che coinvolge le due ruote. La sicurezza dei ciclisti è un tema che torna in primo piano dopo gli ultimi incidenti che hanno macchiato di sangue le strade italiane e vicentine. Prima, la morte del campione di ciclismo Michele Scarponi. Poi quella del dirigente comunale Vittorio Carli che ieri a Sarcedo ha perso la vita per una tragica fatalità. Un bollettino di guerra che si è allungato qualche ora dopo, con l’incidente di via Ragazzi del 99: a terra ancora una volta un ciclista. Secondo i dati Istat, il numero di velocipedi coinvolti in sinistri stradali, dal 2014 al 2015 è aumentato dell'8,6 per cento. Mentre Parlamento e governo pensano a decreti o leggi salva-ciclisti. «Ritengo sia un tema culturale che investe tutte le nostre città – spiega la deputata del Pd Daniela Sbrollini - si tratta non solo di mettere al sicuro chi va in bicicletta dal punto di vista della dotazione di sicurezza, ma anche di pensare a una viabilità che favorisca l'uso delle due ruote».

BOLLETTINO DI GUERRA. I dati sono quelli elaborati dal Centro monitoraggio incidenti stradali in provincia di Vicenza sulle rilevazioni Istat che riguardano gli incidenti stradali con lesioni a persone. E parlano chiaro: il numero di velocipedi coinvolti in sinistri è passato dai 384 del 2014 ai 417 del 2015, con un incremento dell’8,6 per cento e un’evidenza che fa tremare: ogni giorno si registra almeno un incidente dove di mezzo ci sono sellino e pedali. Se poi si guarda al numero di ciclisti morti o feriti, i volumi non cambiano poi molto, ma soprattutto non cambia il diagramma in salita: tre anni fa erano 359 i feriti, diventati 391 l’anno seguente, con un aumento di quasi il 9 per cento; 11, invece, le persone che hanno perso la vita in bici nel 2015, una in più rispetto al 2014. Tutto questo solo per colpa della vulnerabilità insita nel mezzo, più esposto agli urti rispetto agli altri fruitori motorizzati della strada? No, secondo il vicepresidente di Tuttinbici Fiab, Marco Galla: «Nel momento in cui manca il rispetto per le due ruote, è chiaro che i dati non possono che essere questi. Manca una certa cultura che invece troviamo in altri Paesi. Sì, qualcosa sta migliorando, ma non è ancora abbastanza». I tentativi di frenare questa spirale negativa ci sono: «Noi stiamo facendo il possibile per promuovere non solo l’uso della bicicletta, ma anche delle dotazioni di sicurezza, tra cui caschetti, fanali, pettorine. Da un lato i ciclisti devono farsi notare, dall’altro ci vuole maggiore considerazione di questo utente debole della strada».

QUALCOSA SI MUOVE. La scia di sangue necessita di un intervento più incisivo. A questo proposito, qualcosa a Roma si sta muovendo. Al Senato sta per riprendere la discussione della riforma del codice della strada che tra le sue pieghe prevede anche l’obbligo del casco per i ciclisti. La deputata del Pd Daniela Sbrollini conferma che sul tema «il governo sta pensando a un decreto che dovrebbe diventare la somma di tutte le proposte di legge presentate al riguardo. È un problema che investe tutte le nostre città e che ha bisogno di provvedimenti, come lo è stato la legge sull’omicidio stradale che, anche se in ritardo, siamo riusciti a portare avanti». Poi la parlamentare allarga il ragionamento: «In genere, le città italiane hanno una viabilità non pensata per favorire le piste ciclabili e incentivare l’uso della bici. Paghiamo un ritardo enorme rispetto ad altri Paesi europei. C’è infine la questione della manutenzione delle strade, anche questo argomento che interessa da vicino chi viaggia sulle due ruote, sul quale molti Comuni vanno sensibilizzati». Insomma, conclude Sbrollini, «è necessario legiferare con urgenza».

Laura Pilastro

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