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Alte Ceccato

Chiede aiuto
in parrocchia
e paga l’imam

Un bengalese si è rivolto al parroco di Alte per ottenere generi alimentari: è poi emerso che donava 50 euro al mese per il centro. MASSIGNAN
Un bengalese si è rivolto al parroco di Alte per ottenere generi alimentari: è poi emerso che donava 50 euro al mese per il centro. MASSIGNAN
Un bengalese si è rivolto al parroco di Alte per ottenere generi alimentari: è poi emerso che donava 50 euro al mese per il centro. MASSIGNAN
Un bengalese si è rivolto al parroco di Alte per ottenere generi alimentari: è poi emerso che donava 50 euro al mese per il centro. MASSIGNAN

Giorgio Zordan

MONTECCHIO MAGGIORE

Soldi per la moschea sì, ma non per dar da mangiare ai propri figli. È un caso, non è la prassi. Ma capita anche questo nella comunità bengalese di Alte di Montecchio Maggiore, la più popolosa di tutto il Vicentino e forse anche la più florida tanto da aprire in poco tempo due centri di preghiera, entrambi nel raggio di un centinaio di metri dalla chiesa di San Paolo, andati ad aggiungersi a quello di viale Milano, ma incapace, almeno in questa circostanza, di dare sostegno al proprio connazionale. «Eppure l’elemosina è uno dei cinque pilastri della religione musulmana», sottolinea il parroco del quartiere don Guido Bottega, che s’è imbattuto nella vicenda. O meglio, gli è piombata in parrocchia, alla quale quel musulmano aveva chiesto un aiuto.

La parrocchia di Alte distribuisce pacchi alimentari, e nella frazione tutti ne sono a conoscenza. La crisi economica ha messo in difficoltà più di un nucleo famigliare, italiano e non, e sono in tanti a bussare alla porta di don Guido. I rapporti con la comunità musulmana non sono stretti, ma se il caso merita considerazione la casa di San Paolo non si tira indietro. «Aiutiamo anche alcune famiglie musulmane - conferma il sacerdote - e come facciamo con tutti prima di dare sostegno cerchiamo di informarci in maniera approfondita sulle singole situazioni. I mezzi a disposizione non sono molti e rispondere a tutti è impossibile, quindi è giusto aiutare chi ne ha bisogno».

Così è stato fatto anche nel caso di un bengalese, presentatosi in parrocchia. Poco lavoro e pochi soldi in tasca, s’è rivolto al parroco per ottenere generi alimentari da poter mettere sulla sua tavola. Ma scavando è emerso che ad una scarsa disponibilità economica «sul bilancio familiare pesava anche una “donazione” mensile di 50 euro per acquistare il loro centro di culto. Ma perché non si è rivolto alla sua comunità manifestando le proprie difficoltà? Il fatto che i centri culturali di viale Milano e di via Pacinotti siano stati acquistati e non affittati indica che dispongono di cifre consistenti, somme che una parrocchia in dieci anni non riesce a raccogliere».

Don Guido è a capo della parrocchia di San Paolo da otto anni: quando è arrivato i bengalesi ad Alte «si aggiravano sulle 1.700 unità, ora sono decisamente diminuiti, credo non siano più di 8-900. Nell’ultimo periodo in tanti sono partiti verso il Nord Europa, l’Inghilterra in particolare, dove sembra esserci maggiori opportunità di lavoro. «Negli ultimi due anni - prosegue il sacerdote - la popolazione bengalese ha cambiato volto: tanta la gente partita, come testimonia la riduzione di sezioni alla scuola Zanella, ma si sono registrati anche nuovi arrivi. Pure gli imam continuano a variare. È anche per questo che c’è difficoltà ad instaurare un dialogo. Diverso è l’atteggiamento dei centroafricani e delle persone provenienti dai Balcani e dall’Est Europa. Ad esempio con i serbi mangiamo assieme, cinque giovani adulti albanesi si stanno preparando a diventare cristiani».

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