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Vicenza

Chat di studenti
diffama una mamma
Partono denunce

L’insulto, l’offesa e la diffamazione corrono via filo. Anzi, via etere. Dopo il caso della gara degli aghi al pronto soccorso, dopo le decine di inchieste avviate dalla procura per le ingiurie su Facebook, ecco il gruppo di studenti delle superiori che usa un gruppo Whatsapp per prendersela con due compagne, la loro madre, gli insegnanti e il mondo intero. Oramai sui social network e sulle chat si vive una seconda vita, virtuale, che quando si interfaccia con quella vera scatena malintesi, polemiche o, come in questa vicenda, un piccolo putiferio. È infatti accaduto che una vicentina di 46 anni, madre di una studentessa che frequenta l’istituto Lampertico, abbia denunciato una ventina di coetanei della figlia per diffamazione. E a questa prima querela, che ha portato la procura ad avviare un’indagine, potrebbero seguirne altre.

WHATSAPP. Nei mesi scorsi, gli allievi di una classe dell’Ipsia Lampertico, con sede in città, avevano creato un gruppo su Whatsapp. Si tratta di una chat, prassi frequente soprattutto nelle scuole superiori, in cui gli studenti si scrivono (e tutti leggono) e si scambiano informazioni di servizio. Vi si chiedono consigli per lo studio, si annunciano riunioni, si danno pareri. Uno strumento utile, spesso utilizzato anche dai genitori degli studenti, o dagli stessi professori.

IL GRUPPO. La ventina di studenti (fra cui alcune ragazze) in questione, tutti minorenni, aveva dato vita al gruppo (formalmente amministrato dal rappresentante di classe) che si chiamava come la classe (che ovviamente non citiamo, per non rendere riconoscibili gli allievi). Solo che, come poi è emerso, in quella chat c’era di tutto, e alle informazioni di servizio era riservato davvero poco spazio.

LA CHAT. A scorrere le conversazioni non si può non restare stupiti. Si tratta infatti di una raffica di insulti, contro questo o quello; di uno scambio di immagini pornografiche, foto e video; di parolacce in sequenza. Nei lunghissimi dialoghi (i membri sono favoriti dal fatto che i messaggi sono gratuiti), ricchi di abbreviazioni e di emoticon (le faccette dei cellulari), ci sono alcune persone prese di mira. Si tratta, ovviamente, di professori, ma non solo.

LA RAGAZZA E LA MAMMA. Uno dei bersagli è una studentessa del Lampertico (la scuola non ha nulla a che vedere con l’indagine), che frequenta un’altra classe e che sarebbe molto carina. I ragazzi del gruppo la insultano con tutti gli epiteti possibili, attribuendole tante relazioni sessuali. Poiché la giovane è spesso accompagnata a scuola dalla madre, una vicentina di 46 anni, casalinga, per un certo periodo (alla fine del febbraio scorso) l’obiettivo è diventato la mamma. Di lei si danno una serie di informazioni che non corrispondono al vero: che si è separata, che va a letto con questo e quello, che ha una relazione sessuale con uno studente del quinto anno, che non disdegna di andare con i minorenni, che organizza delle orge a cui partecipa con la figlia. E via discorrendo. Se ai professori vengono “riservati” solo gli insulti, nel caso della vicentina sono attribuiti fatti precisi e comportamenti anche in violazione della legge, e che non corrispondono al vero. Unica sua colpa, per così dire, sarebbe quella di essere, come la figlia, particolarmente avvenente.

LA DENUNCIA. L’autogol lo avrebbe fatto qualche settimana fa l’amministratore del gruppo, che avrebbe aperto l’accesso anche ad uno studente, suo amico, in classe con la ragazza. La chat ha iniziato a girare fra i giovani ed è stata vista anche dalla studentessa, che ha avvisato la madre. Quest’ultima ha recuperato le stampate della chat e, senza informare direttamente la scuola, ha sporto denuncia contro tutta la classe. Compito degli inquirenti sarà quello di individuare i ragazzi (non tutti) coinvolti.

Diego Neri

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