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Vicenza

Cena in cella
Foto col boss
su facebook

Uno degli scatti della cena in cella pubblicati nelle scorse settimane su un profilo “coperto” di facebook
Uno degli scatti della cena in cella pubblicati nelle scorse settimane su un profilo “coperto” di facebook
Uno degli scatti della cena in cella pubblicati nelle scorse settimane su un profilo “coperto” di facebook
Uno degli scatti della cena in cella pubblicati nelle scorse settimane su un profilo “coperto” di facebook

I piatti e le stoviglie di plastica, la coca cola e la torta: una festa di compleanno, con attorno al tavolo una mezza dozzina di amici. Particolarità? La cenetta avviene al chiuso di un carcere, quello di Montorio Veronese, e i partecipanti sono detenuti. La stranezza? Le foto di quella festa, scattate a mo’ di “selfie”, finiscono su internet: sono infatti pubblicate su Facebook.

È quanto ha scoperto la procura di Vicenza, che da anni indaga sulle imprese criminali attribuite ad Emanuel Demaj, il boss albanese di 31 anni per il quale, nei giorni scorsi, il pubblico ministero Silvia Golin ha chiesto 16 anni di reclusione perchè lo ritiene il vertice di una banda che metteva a segno rapine. La difesa, con l’avv. Anna Zanini, contesta fieramente le accuse, e la sentenza è attesa a metà maggio.

Demaj è da tempo detenuto a Montorio Veronese, perchè quando era in cella al San Pio X di Vicenza aveva studiato un piano di evasione, che era stato scoperto. Non solo: in città gli avevano trovato un telefonino in cella, grazie all’attenzione della polizia penitenziaria vicentina (i sospetti iniziali di qualche complicità sono caduti, ed è emerso anche che gli agenti sono stati determinanti per fare chiarezza); e in una cella di Verona, nelle scorse settimane, di telefoni ne erano spuntati una ventina. Il cellulare “vicentino” era stato spedito da una giovane romena, legata a Erion Demaj, fratello di Emanuel, che aveva mandato un pacco ad un detenuto romeno, dentro al quale c’erano due deodoranti per ambiente. Fra la gelatina il microcellulare.

I detective del nucleo investigativo, con il luogotenente Emanuele Contessa, hanno accertato che Emanuel da dietro le sbarre riusciva a sentire gli altri imputati del processo (che gli avrebbero ricaricato le schede), ma anche i fratelli. Fra l’altro, gli investigatori hanno scoperto che Emanuel era riuscito nel giro di due giorni a far arrivare a Erion, arrestato a Lione su mandato di cattura europeo per scontare una pena in Italia, un telefonino. I due fratelli potevano così chiacchierare, ciascuno dalla sua cella, nonostante un detenuto, ovviamente, non possa telefonare né in Italia né in Francia. Il terzo fratello, Valter, catturato sempre in Francia ma per furto, al momento sarebbe senza smartphone.

E men che meno avere accesso ad internet. Eppure, la cena (lecita? autorizzata?) organizzata per il compleanno a Montorio Veronese era finita su facebook in tempi brevi. Un gruppo di amici sorridenti che mangia con appetito e che brinda.

Ora, le indagini dei carabinieri mirano da un lato a far piena luce sul tentativo di evasione dal San Pio X e sulle modalità con cui i telefoni collegati a internet siano entrati a Montorio Veronese. Dall’altro, a comprendere a chi fossero destinate le ingenti somme che i fratelli Demaj, dalla Francia (dove non lavoravano, prima delle manette), facevano giungere in Italia, per metterle a disposizione di Emanuel. Quanti complici ha quella che per gli inquirenti è una gang criminale spregiudicata?

Diego Neri

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