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Casale, maxi depuratore
per chiudere 9 impianti
Un progetto da 80 milioni

Il depuratore di Casale sarà più che raddoppiato grazie al progetto di Acque Vicentine. COLORFOTO ARTIGIANA
Il depuratore di Casale sarà più che raddoppiato grazie al progetto di Acque Vicentine. COLORFOTO ARTIGIANA
Il depuratore di Casale sarà più che raddoppiato grazie al progetto di Acque Vicentine. COLORFOTO ARTIGIANA
Il depuratore di Casale sarà più che raddoppiato grazie al progetto di Acque Vicentine. COLORFOTO ARTIGIANA

Uno per tutti. Un maxi depuratore per 280 mila abitanti. Un solo impianto a Casale - ampliato, ammodernato e potenziato rispetto a quello esistente - che svolga il lavoro dei 10 che attualmente servono la città capoluogo e i Comuni della cintura urbana. Il progetto definitivo di Acque Vicentine vale 80,5 milioni di euro ed è stato discusso per le ultime limature con il sindaco Achille Variati e l’assessore alla Progettazione e alla sostenibilità urbana Antonio Dalla Pozza, in un incontro andato in scena lunedì a Palazzo Trissino con i vertici e i tecnici dell’azienda. «Siamo alle soglie della presentazione del progetto definitivo alla commissione regionale Via - spiega Angelo Guzzo, presidente della società del servizio idrico integrato -. È il più grande investimento che l’azienda ha in programma nei prossimi anni, è già approvato dal Consiglio di bacino e i lavori dovrebbero iniziare nel 2019».

L’ORIGINE E LA SCELTA. Dell’ampliamento del depuratore di Casale si parla da anni. L’origine del progetto è da cercare nella pianificazione regionale che risale al 1989. L’obiettivo è razionalizzazione la rete di impianti esistenti, per migliorare gli standard ambientali, in particolare la salute dei fiumi dei corsi d’acqua che ricevono gli scarichi. «La norma di riferimento è la direttiva europea del ’91 sul trattamento delle acque reflue», spiega Nicola Tadiello, responsabile del progetto di Acque Vicentine. È la direttiva che ha procurato all’Italia, per altre vicende, tante tirate d’orecchi sottoforma di procedure d’infrazione. Peraltro il nucleo storico del depuratore di Casale risale alla fine degli anni Settanta e un adeguamento tecnologico si rende necessario. Dalla spinta normativa alla realtà c’è di mezzo un lungo processo politico, amministrativo e ingegneristico. Il potenziamento dell’impianto di Casale è stato preferito ad altre due ipotesi: una era l’“ipotesi zero”, cioè mantenere l’attuale dotazione di impianti, grandi e piccoli, che vanno da quello di Sant’Agostino, che serve circa 100 mila abitanti, a quelli di Dueville, Caldogno, Torri di Quartesolo, solo per citarne alcuni; l’altra prevedeva la dismissione dei depuratori della cintura urbana e il mantenimento dei due grandi impianti della città, Sant’Agostino e Casale. «La scelta, d’intesa con il Comune capoluogo e con gli altri, è caduta sul grande depuratore unico, perché la migliore dal punto di vista dei benefici ambientali e sostenibile dal punto di vista economico».

POTENZIAMENTO E COSTI. Potenziare il depuratore di Casale significa portarlo, dagli attuali 92 mila “abitanti equivalenti”, a servire 280 mila residenti nella città e nell’hinterland. L’impianto tratterà «i reflui civili e le emissioni di odori e rumori sono state valutate attentamente, per minimizzare l’impatto», spiegano Guzzo e Tadiello. «Le tecnologie usate sono consolidate e il bilancio degli inquinanti scaricati a Casale sarà minore della somma di quelli attuali, frutto della rete di impianti». Dopo lo studio di fattibilità e il progetto preliminare, ora Acque Vicentine è pronta a portare in Regione il progetto definitivo. «L’investimento è già stato approvato dal Consiglio di bacino - spiega Guzzo - e quindi è già inserito nella tariffa idrica». Vale a dire che già oggi la bolletta dell’acqua contiene una quota che copre il costo della maxi opera che verrà. «La scelta del tipo di progetto per il depuratore di Casale è stata fatta tenendo conto anche di questo aspetto, in modo tale da non gravare oltremodo sulle tasche degli utenti». I tempi tecnico-burocratici inducono Acque Vicentine a stimare l’avvio dei cantieri per l’inizio del 2019. Da allora ci vorranno almeno 3 anni e mezzo di lavori per realizzare il nuovo maxi impianto e dismettere tutti gli altri.

Marco Scorzato

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