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Casa per padri separati
Un anno dopo i lavori
l’edificio è dimenticato

L’edificio che deve ospitare i padri separati è abbandonato dall’inaugurazione, marzo 2016. COLORFOTO
L’edificio che deve ospitare i padri separati è abbandonato dall’inaugurazione, marzo 2016. COLORFOTO
L’edificio che deve ospitare i padri separati è abbandonato dall’inaugurazione, marzo 2016. COLORFOTO
L’edificio che deve ospitare i padri separati è abbandonato dall’inaugurazione, marzo 2016. COLORFOTO

«Pronta la casa che accoglierà i padri separati». La notizia si trova all’interno del sito del Comune. Racconta la conclusione dei lavori di ristrutturazione dello stabile in via Alberto Mario 8 destinato a ospitare i papà che dopo la separazione si trovano in difficoltà economiche. «È una proposta nata durante la scorsa amministrazione - affermano gli assessori Isabella Sala e Cristina Balbi - per dare l’opportunità di avere un alloggio, seppur per un periodo di tempo limitato, da dove partire per ricostruire il proprio futuro. Nei prossimi giorni ci sarà il bando per recuperare gli arredi e per definire i criteri di accesso». Una buona notizia sicuramente; se non fosse che è datata 4 marzo 2016, più di 14 mesi fa. Da allora, dell’abitazione creata ad hoc dal Comune nel quartiere di San Felice, non si è avuta alcuna novità.

PROCEDURE E INTOPPI. E dire che tutto sembrava procedere per il verso giusto. In primis i lavori, che dopo essere stati finanziati dalla Fondazione Cariverona con 220 mila euro e dal Comune con altri 50 mila, sono stati eseguiti in tempi record: l’intervento iniziato nell’ottobre del 2015 si è concluso a fine gennaio 2016. «I lavori di sistemazione dell’ex sede del distretto sanitario - aveva dichiarato Balbi - si sono dimostrati efficaci». Qualcosa, invece, non è andato per il verso giusto nel recupero degli arredi. Ed è qui che l’operazione si è rallentata. Palazzo Trissino a maggio dello scorso anno aveva pubblicato un bando per cercare aziende o privati disposti a fungere da sponsor e a finanziare l’acquisto degli arredi: tre divani, due televisioni, undici armadi, due tavoli, il blocco cucina e ancora letti e scrivanie. Ma le risposte non sono arrivate. «Da allora - interviene l’assessore al sociale - non avendo raccolto adesioni, mi sono impegnata personalmente per ricercare sponsorizzazioni». E la “caccia” si è rivelata proficua: «Almeno tre privati ci hanno dato una mano - continua - consegnando i letti e gli altri mobili mentre una Fondazione si è impegnata per realizzare una cucina fatta su misura». Che, va detto, non è stata ancora completata: «Ecco perché - spiega Isabella Sala - tutto è ancora fermo» e quell’edificio, va aggiunto, è ancora vuoto.

IL BANDO. Silenzio anche sul bando necessario per stabilire criteri di accesso e di permanenza nella struttura. «Siamo in fase di definizione - replica ancora una volta l’assessore al sociale - perché non vogliamo che questa struttura sia utilizzata solo da padri che hanno una separazione stabilita dal giudice alle spalle; ci piacerebbe prevenire e lavorare sul conflitto. Permettere, cioè, che questo alloggio diventi un luogo dove i padri possono trovare ricovero prima della separazione». Non solo. «Nostro desiderio è che i papà possano trascorrere del tempo con i propri figli». Certo, resta da capire quando, effettivamente, potranno varcare le porte dell’abitazione situata in via Mario 8. «Confidiamo di pubblicare il bando entro l’estate», assicura.

LE RICHIESTE. L’auspicio è anche di Raffaele Colombara, presidente della commissione sociale. «Negli ultimi mesi - afferma - in vista della predisposizione del bando, ho messo in contatto il Comune con le associazioni che si occupano dei padri separati. So che non è un documento semplice da scrivere ma ci auguriamo che la situazione si sblocchi quanto prima». Un pensiero condiviso da Walter Vittorio Lagni che parla di «situazione critica. Le richiesta - spiega il presidente dell’associazione Papà separati - sono in aumento e le condizioni di alcuni genitori sono critiche. Dieci giorni fa mi ha chiamato un padre per dirmi che dorme in automobile, mentre un altro ha passato tre mesi in autostrada: si cambiava e si lavava in autogrill. C’è tanto bisogno di stanze e speriamo che il Comune riesca a far diventare operativo in tempi rapidi questo importante progetto».

Nicola Negrin

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