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Cane schiacciato
sotto una ruspa
«Spinto dal vicino»

Un bastardino, come quello ucciso sotto la ruspa a Bertesinella
Un bastardino, come quello ucciso sotto la ruspa a Bertesinella
Un bastardino, come quello ucciso sotto la ruspa a Bertesinella
Un bastardino, come quello ucciso sotto la ruspa a Bertesinella

Ha provocato la morte del cane del vicino, facendolo arrotare da una ruspa. La procura ne è convinta. Per questo ha citato a giudizio un pensionato vicentino: Antonio Saggin, 69 anni, residente in città, dovrà presentarsi in tribunale nelle prossime settimane per rispondere dell’accusa di maltrattamento di animale, aggravato dalla morte della bestiola. L’imputato, difeso dall’avv. Rossi, contesta fieramente le accuse mosse dal pubblico ministero Floris ed è pronto a far valere le sue ragioni in aula.

LITI DI VICINATO. La vicenda va inserita in un clima di tensione che dura ormai da qualche anno. Saggin abita in centro città ma è spessissimo a casa della figlia, che vive nella zona di Bertesinella, a fianco della casa della famiglia Rossato. Le due proprietà sono divise da un muretto e da una recinzione, e negli anni le ragioni di disaccordo sono via via aumentate, dai parcheggi ai rumori molesti, dagli odori del composter all’esatto tracciato dei confini. Da quando la famiglia Rossato lo aveva adottato, però, la principale causa di divisione sarebbe diventata Black, un meticcio che avrebbe la sventura di abbaiare troppo, almeno secondo i vicini. Tanto che Saggin non lo sopporterebbe. E le baruffe sarebbero all’ordine del giorno.

IL CANTIERE. I fatti contestati sarebbero avvenuti nel settembre 2014. All’epoca, nella proprietà dei Rossato erano in corso dei lavori di ristrutturazione dell’abitazione, con mezzi da cantiere che andavano e venivano da una stradina che confina con la proprietà dei vicini. E Black, probabilmente per il rumore di ruspe e betoniere, abbaiava a più non posso, a detta di Saggin e dei suoi parenti.

L’INCIDENTE. Il fattaccio era avvenuto esattamente due anni fa, il 30 settembre. Stando a quanto ricostruito, Black si era appollaiato sul muretto che divide le due proprietà. Sotto di sè, un metro più in basso, la stradina di cantiere. Secondo l’accusa, Saggin, servendosi di un forcone, o comunque di un attrezzo agricolo, avrebbe spinto il cane di sotto, proprio nel momento in cui stava passando l’escavatore guidato dall’operaio di origini romeno Teodor Vasile Vedulache. Il conducente della ruspa non era riuscito a fermarsi, e con le ruote aveva investito, e arrotato a morte, la povera bestiola. A dire del romeno, Saggin si sarebbe messo a ridere prima di scappare via. La scena sarebbe stata vista anche da un altro testimone. La famiglia Rossato, dopo aver cercato di prestare le cure a Black, aveva chiamato un veterinario. Quindi aveva sporto denuncia contro il vicino di casa: «Lo ha fatto volontariamente».

LE INDAGINI. La procura aveva avviato gli accertamenti, che hanno portato alla citazione a giudizio. Secondo l’accusa, il pensionato avrebbe atteso il momento propizio per spingere il bastardino di sotto, perché non ne poteva più di sentirlo abbaiare con frequenza; sarebbe quindi il responsabile della sua morte. In aula saranno ascoltati i testimoni, per fare chiarezza sull’accaduto e sulle responsabilità.

Diego Neri

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