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Domani l'assemblea

BpVi, parla Iorio:
«Servono tre “sì”
per avere futuro»

Francesco Iorio, consigliere delegato della Popolare di Vicenza
Francesco Iorio, consigliere delegato della Popolare di Vicenza
Francesco Iorio, consigliere delegato della Popolare di Vicenza
Francesco Iorio, consigliere delegato della Popolare di Vicenza

Per una settimana Francesco Iorio è andato a presentare la mercanzia in giro per il mondo. Per dare un futuro alla Banca Popolare di Vicenza servono nuovi azionisti disposti a correre un rischio che, ai prezzi attesi per il debutto a piazza Affari, diventa quasi sinonimo di opportunità. Ma, prima di tutto, domani serve il via libera dei vecchi soci.

Dottor Iorio, non sarà un’assemblea facile. Come si riesce a ottenere il consenso a un piano di rilancio da parte di una platea di azionisti destinata a subire sensibili tagli di valore al proprio capitale? Non teme contestazioni?

È diritto di tutti esprimere civilmente le proprie opinioni. Per quanto mi riguarda, sono sereno perché convinto che il lavoro finora svolto sia andato nella direzione giusta: nell’interesse dei soci e per il rilancio della banca. Mi rendo conto che è un momento difficile e la delusione è molta ma credo che la banca sia stata, sia e sarà un’àncora formidabile per le economie dei territori.

Che idea hanno dell’investimento BpVi a New York piuttosto che a Londra?

Ho incontrato circa 50 investitori e la reazione a questa attività di pre-marketing è andata al di là delle mie aspettative. Tenuto conto che, non essendo quotata, BpVi è ancora sconosciuta nei mercati internazionali. Il piano di rilancio, nonostante la situazione poco propizia dei mercati, è apparso interessante e degno di essere preso in considerazione.

Nel frattempo, mentre lei era a New York, sui giornali italiani faceva un certo clamore la notizia dell’esposto che lei aveva presentato in procura ancora l’estate scorsa...

La collaborazione con la magistratura, fin dalle primissime settimane dal mio arrivo a Vicenza, è stata stretta e credo di poter dire di reciproca, intensa, collaborazione. Il tempo darà merito a quanto è stato fatto finora che ritengo, per cognizione di causa, sia estremamente riduttivo ricondurre a un solo esposto di 9 paginette.

C’è altra carne al fuoco? Ci sono altri esposti?

No comment. Non ho mai fatto riferimento a ciò che è oggetto di indagini. Non l’ho fatto e non ho intenzione di cominciare ora.

Senta, nell’ultimo bilancio i compensi ai “dirigenti con responsabilità strategiche” sono saliti a quota 11,62 milioni, in aumento del 9,1% rispetto al 2014. Come lo spiega agli azionisti?

Bisogna tener conto che i vecchi dirigenti, poi usciti dalla banca, hanno comunque percepito lo stipendio per gran parte dell’anno scorso. Il risparmio si vedrà in questo esercizio, con una riduzione complessiva di almeno un milione e mezzo, tenuto conto, tra le altre cose, che la direzione generale si è ridotta a soli due membri.

La maggior parte delle associazioni che li rappresentano ha invitato i soci a votare sì alla trasformazione in Spa e alla quotazione. Se l’aspettava?

Lo ritengo un atto di importante presa di coscienza e di responsabilità. Vorrei essere chiaro su questo punto: la Bce ci ha detto che se solo una delle proposte in assemblea non dovesse essere approvata per la banca si aprirebbe uno scenario estremamente negativo. Probabilmente un commissariamento o, addirittura, la risoluzione.

Avete organizzato una sorta di task force per trattare con i soci cosiddetti finanziati. A che punto siamo?

Tutti gli incontri finora svolti con i soci finanziati sono stati tesi a difendere l’interesse sociale.

Nelle pre-assemblee che avete fatto tanti soci hanno auspicato, per usare un eufemismo, l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici dell’istituto, a partire da Zonin e Sorato. Sempre dell’avviso che bisogna aspettare anche dopo l’esternazione del procuratore Cappelleri?

In una situazione come questa, dobbiamo avere ben chiaro che i tempi della prescrizione sono molto lunghi. È bene però, in una situazione come questa, avere ben chiaro che soltanto da una azione approfondita dell’accaduto, unitamente all’azione della magistratura, si possa arrivare ad avere tutti gli elementi per valutare il da farsi.

Non c’entra il fatto che due terzi dell’attuale Cda c’erano anche negli anni passati?

Come previsto dal nuovo statuto che sarà proposto all’assemblea prevede il totale rinnovo degli organi sociali al più tardi entro giugno.

Come sono andati i primi due mesi dell’anno, a livello operativo?

Il segnale più importante è quello relativo ai nostri depositanti. Ed è un segnale di fiducia: dall’inizio dell’anno la raccolta della banca è stabile.

Lei dice che senza il sì ai tre punti la banca rischia. Il fronte del no ha presentato un progetto alternativo che prevede, in sintesi, lo spezzatino della banca. Si potrebbe fare una cosa del genere?

Assolutamente no, non è realizzabile. Bisognerebbe comunque fare un aumento di capitale per banche piccole non quotate e scarsamente interessanti per il mercato. Avrebbero una gestione operativa non efficiente e si dovrebbero cedere partecipazioni in un momento di mercato certo non favorevole. In più sarebbe necessaria una autorizzazione della vigilanza, che ritengo poco probabile stante la lettera appena ricevuta.

Novità da Cariverona?

Facciamo l’assemblea, dopodiché penseremo a concentrare tutti gli sforzi sull’aumento di capitale e sulla creazione di un necessario riferimento azionario sul territorio. Col presidente Stefano Dolcetta siamo fiduciosi di poterci riuscire.

Dica la verità, se glielo chiedessero adesso accetterebbe di nuovo l’incarico di guida operativa della Popolare di Vicenza?

Sì, tutta la vita.

Marino Smiderle

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