<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

BpVi, indagine chiusa
Sette verso il processo
«Punizioni esemplari»

Samuele Sorato e Gianni Zonin durante l’assemblea dei soci di BpVi dell’aprile 2015
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante l’assemblea dei soci di BpVi dell’aprile 2015
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante l’assemblea dei soci di BpVi dell’aprile 2015
Samuele Sorato e Gianni Zonin durante l’assemblea dei soci di BpVi dell’aprile 2015

Aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, commessi fino al 2015. I reati contestati non cambiano. Cambiano gli indagati: dalla lista escono alcuni nomi eccellenti, ed entra l’ex vicedirettore della Divisione crediti. Dopo due anni, la procura chiude la maxinchiesta sul dissesto della Banca popolare di Vicenza ma annuncia l’esistenza di un altro filone d’indagine, sottolineando che sull’ipotesi di bancarotta potrebbe aprirsi un nuovo troncone. Nel frattempo, in Parlamento, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan chiede «una punizione esemplare» per i responsabili del crac. Durante il question time di ieri, ha ribadito «il convinto sostegno affinchè al danno provocato corrispondano sanzioni severe e adeguate alla responsabilità degli amministratori colpevoli del dissesto».

GLI INDAGATI. Ieri mattina, i sostituti procuratori Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, che hanno coordinato l’indagine della guardia di finanza con la supervisione del procuratore Antonino Cappelleri, hanno firmato e spedito l’avviso di chiusura, che potrebbe dar vita da settembre alla richiesta di rinvio a giudizio, ma che dà modo agli accusati di prendere visione di tutte le centinaia di migliaia di carte di cui è composta l’operazione, e di farsi interrogare. L’avviso è stato consegnato alla BpVi, in liquidazione coatta, per la responsabilità amministrativa di tutte le ipotesi di reato (l’istituto è difeso dall’avv. Francesco Mucciarelli); a Gianni Zonin, 79 anni, l’ex presidente (avv. Enrico Ambrosetti e Nerio Diodà); Samuele Sorato, 56, ex direttore generale (avv. Fabio Pinelli e Alberto Berardi); Giuseppe Zigliotto, 53, ex consigliere (avv. Giovanni e Giulio Manfredini); e poi ai tre vicedirettori generali Emanuele Giustini, 48 (avv. Oreste Dominioni e Domenico Ducci), Andrea Piazzetta, 47 (avv. Nicolò Bertolini Clerici) e Paolo Marin, 55 (avv. Lino Roetta). Infine, al dirigente, unico ancora in servizio, Massimiliano Pellegrini, 51 (avv. Vincenzo Pellegrini e Paolo Lazzaro). Non fanno più parte della lista Roberto Zuccato, Andrea Monorchio, Franco Miranda e Giovanna Dossena.

LE ACCUSE. I sette indagati devono rispondere di aggiotaggio, che prevede pene fino a 5 anni. Per gli inquirenti il reato assorbe anche le ipotesi di truffa. Zonin avrebbe «avallato la prassi della concessione di finanziamenti finalizzati all’acquisto di azioni proprie», si legge nel capo di incolpazione, «attuata al fine di rappresentare alle autorità di vigilanza, ai soci e al mercato una falsa situazione patrimoniale e di adeguatezza rispetto ai requisiti prudenziali di vigilanza». Zigliotto, fra i membri del cda, era stato nel comitato direttivo, ed inoltre ha comprato, per la sua azienda, la “Zeta srl”, azioni con le “baciate”. Sorato è accusato di aver «diretto, coordinato ed attuato concretamente la prassi aziendale». I tre vice (Giustini della Divisione Mercati, Piazzetta, della Divisione Finanza, e Marin, della Divisione Crediti), «hanno cooperato attivamente» alla prassi delle “baciate”, attraverso la struttura aziendale, «particolarmente nella fase di proposta, conclusione e gestione di alcune rilevanti operazioni. Pellegrini, infine, dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili, si è occupato di predisporre i bilanci e le segnalazioni alla vigilanza. Gli indagati sono poi accusati di aver ostacolato Bankitalia e Bce fino all’aprile 2015, «occultando con mezzi fraudolenti» l’esistenza delle baciate e delle lettere con la promessa di riacquisto ad alcuni clienti, senza darne comunicazione alle autorità. Infine sono accusati di aver ingannato i destinatari dei prospetti degli aumenti di capitale 2013 e 2014.

I NUMERI. Imponenti i numeri: 963 milioni di euro di baciate, di cui 160 con le lettere di impegno; 1.500 ore di comunicazioni intercettate; 200 persone ascoltate in procura.

Diego Neri

Suggerimenti