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BpVi, indagati il Cda e il collegio sindacale

Avvocati in fila in tribunale per registrarsi e chiedere di costituirsi parte civile al processo per il dissesto della BpVi. COLORFOTO
Avvocati in fila in tribunale per registrarsi e chiedere di costituirsi parte civile al processo per il dissesto della BpVi. COLORFOTO
Avvocati in fila in tribunale per registrarsi e chiedere di costituirsi parte civile al processo per il dissesto della BpVi. COLORFOTO
Avvocati in fila in tribunale per registrarsi e chiedere di costituirsi parte civile al processo per il dissesto della BpVi. COLORFOTO

Diego Neri Quasi tutti i membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, molti direttori di filiale e semplici dipendenti allo sportello. Sono decine gli altri indagati per il tracollo della Popolare di Vicenza, ma con ogni probabilità quasi nessuno di loro finirà a processo: sono stati infatti iscritti dal procuratore Cappelleri, dall’aggiunto Canova o dai pubblici ministeri Pipeschi e Salvadori come «atto dovuto», in seguito alle denunce nominali presentate da molti risparmiatori beffati dal crac della banca dei vicentini. Le ipotesi vanno dalla truffa all’aggiotaggio, fino all’estorsione: le vittime hanno segnalato coloro che ritenevano responsabili del loro singolo caso, delle azioni comprate, delle vendite non accettate, degli «scavalcamenti». Con il risultato che al quarto piano di palazzo di giustizia sono state avviate molteplici indagini, che però - nelle intenzioni degli inquirenti - sono perlopiù destinate all’archivio, perché «assorbite» dalla maxinchiesta la cui udienza preliminare è in corso in questi giorni. A meno di colpi di scena. LE RESPONSABILITÀ. Per i magistrati, che hanno coordinato il lavoro dei finanzieri del colonnello Sciaraffa, le colpe presunte dell’azzeramento del valore delle azioni, e quindi del risparmio dei soci, vanno attribuite a chi oggi è sotto processo, o al limite ad un numero ristretto di indagati. Non già al direttore di filiale, che eseguiva ordini dall’alto, o al consigliere del cda, che votava quanto gli veniva indicato di votare. Per questo, nonostante nomi illustri siano finiti sul registro, e qualcuno di loro sia stato informato con le garanzie di legge, l’azione penale non dovrebbe essere esercitata. Restano, al vaglio, casi particolari, su cui sono in corso gli accertamenti. LA SECONDA UDIENZA. Ieri, intanto, si è celebrata la seconda udienza per le costituzioni di parte civile. Davanti al giudice Venditti si sono presentati una sessantina di avvocati con un migliaio di richieste. La procedura è stata molto rapida, nell’organizzazione tutto è filato liscio e in un’ora e mezza l’udienza si è chiusa. «Ringrazio il personale e anche i liceali che, da stagisti, hanno dato il loro contributo», ha detto il giudice. Oggi è in programma la terza e udienza; si attende un legale bolognese che avrebbe annunciato di volersi costituire per oltre 9 mila cittadini. In tal caso il numero totale imporrebbe scelte diverse rispetto ad oggi. Dal computo totale di chi sarà parte civile - sarà il giudice a decidere chi ne ha diritto, in gennaio - dipenderà la sede del processo, che potrebbe essere celebrato in altri ambienti: il teatro comunale o la fiera i più probabili. «ZONIN CONFUSO». «Eravamo tutti ad assistere all’audizione di Gianni Zonin. L’impressione è di un imputato confuso, che cerca di difendersi come può». Lo ha detto l’avv. Gaetano Crisafi, legale di gruppo di soci che ha chiesto di costituirsi. «La difesa di Zonin è volta a fare assumere le responsabilità al management, assolvendo i vertici. Mi pare, però, che i pm la pensino diversamente». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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