<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'inchiesta

BpVi, 200 milioni
di nuovi sequestri
a Zonin e famiglia

Disposti dal Gip
L'ex presidente della BpVi, Gianni Zonin
L'ex presidente della BpVi, Gianni Zonin
L'ex presidente della BpVi, Gianni Zonin
L'ex presidente della BpVi, Gianni Zonin

VICENZA. Dopo la sessantina di milioni di lunedì, ieri il giudice Roberto Venditti ha accolto le richieste delle parti civili per circa 200 milioni di euro. Si tratta degli importi per i sequestri conservativi, quelli sollecitati dalle presunte vittime del dissesto della Banca popolare di Vicenza per essere tutelate in caso di condanna degli imputati. Come noto, si tratta di un'azione preventiva, per evitare che gli ex vertici oggi alla sbarra possano spogliarsi dei beni e non risarcire più il becco di un quattrino. Prima però che gli azionisti beffati dal crac della BpVi possano mettere le mani su quelle proprietà saranno necessari tutta una lunga serie di passaggi: di fatto, i beni sono stati "congelati". Un'azione che era stata intrapresa per prima dalla guardia di finanza e dalla procura per le spese del processo.

 

Il giudice, nell'ordinanza, specifica che non essendo possibile stabilire nel dettaglio il danno subito (oltre che se è stato subito per colpa degli imputati), ha ritenuto congruo stabilire come valore delle azioni 31,25 euro ciascuna, la metà della cifra a cui venivano stimate fino all'ultimo aumento di capitale (62,5 euro). Inoltre ha consentito che possano essere congelati anche i beni trasferiti a titolo gratuito dagli imputati a terzi, mogli e figli in particolare, su cui grava il sospetto di spoliazione perché le cessioni sono recenti. I sigilli saranno posti a ville, terreni, quote di società.

 

Martedì 20 febbraio

 

E ora iniziano a piovere i sequestri. Il giudice Roberto Venditti, fra sabato e ieri, ha accolto una ventina di richieste avanzate dalle parti civili, disponendo i primi sigilli conservativi: si tratta, di fatto, del "blocco" dei beni agli imputati del maxiprocesso contro il dissesto della Banca popolare di Vicenza, che hanno lo scopo di tutelare i risparmiatori che si sono costituiti parte civile. In caso di condanna di Gianni Zonin e degli altri alla sbarra, le vittime avranno di che essere risarcite, senza che gli accusati possano disperdere il loro patrimonio lasciandole a bocca asciutta. Di fatto, i legali dell'accusa privata hanno seguito la traccia indicata dalla procura con i pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori e dalla guardia di finanza, che avevano fatto scattare i sigilli per pagare le spese di procedimento, quantificate in 346 mila euro.

Al momento - ma la cifra è difficile da quantificare nel dettaglio - sarebbero stati disposti sequestri per una sessantina di milioni di euro, una somma in continua evoluzione. Ieri anche l'avv. Sergio Calvetti, che assiste 2.400 risparmiatori traditi, avrebbe ottenuto risposta positiva, ma per un importo ancora da definire. Complessivamente, ad oggi, sono state accolte le richieste di alcune centinaia delle circa 5 mila parti civili. Il giudice però non le avrebbe accolte integralmente, ma ha disposto i sigilli su una parte di quanto sollecitato. Tre finora le domande che sono state bocciate, per questioni formali. Le richieste totali superano il mezzo miliardo di euro, e continuano ad arrivare sulla scrivania del giudice: è lo strumento scelto da numerosissimi ex azionisti. (D.N.)

 

Martedì 20 febbraio

 

Un nuovo sequestro di beni per un ammontare di 15 milioni di euro è stato disposto dal gip di Vicenza nei confronti di Gianni Zonin e degli altri imputati nel processo per il crac della Banca Popolare di Vicenza, attualmente in fase di udienza preliminare. Si tratta comunque di una cifra in continuo aggiornamento che è dunque destinata a crescere.

 

I sigilli ai patrimoni degli imputati sono stati chiesti dall'avvocato Renato Bertelle a nome di un gruppo di risparmiatori truffati. La richiesta ammontava a 30 milioni, pari al valore delle azioni da essi detenute, il giudice Roberto Venditti ha autorizzato il sequestro su 15 milioni. La motivazione è la stessa con la quale la Procura si era vista accogliere la prima richiesta di sequestri a copertura delle spese di giudizio: il pericolo di dismissioni e trasferimenti patrimoniali da parte dell'ex presidente Zonin e degli altri imputati.

Suggerimenti