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Vicenza

Botte all’asilo
Chiesto un anno
per la maestra

Un gruppo di bambini gioca nel parco di una scuola materna. ARCHIVIO
Un gruppo di bambini gioca nel parco di una scuola materna. ARCHIVIO
Un gruppo di bambini gioca nel parco di una scuola materna. ARCHIVIO
Un gruppo di bambini gioca nel parco di una scuola materna. ARCHIVIO

La maestra utilizzava metodi educativi violenti per i bambini della scuola materna, e pertanto va condannata. È questa la conclusione alla quale è giunta la procura, che ieri con il pubblico ministero onorario Barbara Secco ha chiesto di condannare, ad un anno e due mesi di reclusione, l’insegnante Maria Rosalia Specchia, 54 anni, residente in città. Per la pubblica accusa è responsabile di violenza privata, legata all’abuso dei mezzi di correzione, e di percosse ai danni di otto bimbi. I genitori di quattro di loro, assistiti dagli avv. Paolo Mele senior, Francesco Cibotto e Agron Xhanaj, si sono costituiti parte civile e hanno chiesto complessivamente 120 mila euro di danni. La difesa, invece, con gli avv. Lucio Zarantonello e Laura Piva, ha reclamato con forza l’assoluzione: «Imboccare un bimbo non è un reato». La sentenza, dopo le repliche, sarà letta dal giudice Paolo Velo fra qualche settimana.

IL CASO. Dopo che il giudice aveva stabilito che in un’aula di tribunale non si possono ascoltare i bimbetti di pochi anni, neanche se la loro testimonianza può essere determinante, perché vanno sentiti dagli psicologi in forma protetta, il processo che deve far chiarezza fu fatti quanto mai controversi è giunto rapidamente alla conclusione. Il caso era scoppiato alcuni anni fa, quando Specchia (oggi in servizio in una scuola elementare), fra il 2008 e il 2010, lavorava per la scuola materna di Rettorgole e Cresole di Caldogno. I genitori, sentiti i racconti dei figli, si erano rivolti in questura, e la seconda sezione della squadra mobile aveva seguito le indagini.

«COSTRETTI A MANGIARE». I fatti contestati sono stati riordinati ieri nel corso della requisitoria, e ricordati anche dalle parti civili. Alcune colleghe della Specchia in aula hanno raccontato di quei pranzi in mensa forzati con i bambini costretti a ingoiare il cibo con la testa bloccata, di chi vomitava o teneva la bocca piena per sputare tutto in giardino o nel cestino. «Sì, l’ho vista - raccontava una collega -. Premeva una mano sulle guance del bambino, di modo che lui aprisse la bocca. E con l’altra gli infilava dentro il cibo. Accadeva di frequente. Qualcuno vomitava». E poi sgridate, sberle, ragazzi presi per le orecchie.

LA DIFESA. Specchia si è sempre difesa con forza. «In un gruppo di miei colleghi c’erano malcontenti nei miei confronti. Loro si erano schierati con i genitori consigliandomi di andare via e lasciare la scuola. Mi hanno incitato a fare domanda di trasferimento così la vicenda si sarebbe placata», raccontò la maestra. La difesa ha rimarcato in primo luogo che la vicenda sia viziata da un contagio ambientale e soprattutto da valutazioni soggettive, visto come molte maestre e tutte le cuoche abbiano riferito che sì, Specchia imboccava i bimbi, ma senza costrizioni. «Lo facevamo anche noi, e se fosse avvenuto qualcosa lo avremmo segnalato». Specchia era severa, anche antipatica per qualcuna, ma non ha mai ecceduto. «Mentono le une o le altre - hanno riassunto i difensori -. O, meglio, si tratta di valutazioni, non di fatti oggettivi. E non si può condannare per una valutazione».

Diego Neri

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