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Vicenza

Boss della piazza
«È un clandestino
ma resterà qui»

Il “boss” di piazza Matteotti allontana una presenza sgradita dai giardinetti
Il “boss” di piazza Matteotti allontana una presenza sgradita dai giardinetti
Il “boss” di piazza Matteotti allontana una presenza sgradita dai giardinetti
Il “boss” di piazza Matteotti allontana una presenza sgradita dai giardinetti

VICENZA. Clandestino, con una sfilza di precedenti penali ma al momento inespellibile. Come spesso accade, le pieghe delle leggi italiane offrono una scappatoia a chi sceglie la strada dell’illegalità. Come El Mehdi El Hadani, che ha fatto di piazza Matteotti il suo “regno”: di giorno beve, chiede soldi a chi lascia l’auto in sosta nel parcheggio a sbarra e allontana dalle panchine le persone (da lui) indesiderate; di notte dorme sotto il porticato di palazzo Chiericati. Viene sanzionato quasi una volta al giorno con multe che probabilmente non pagherà mail. Ma grazie a un permesso di soggiorno “vinto” nel 2015 e da poco scaduto, non può essere allontanato. Per ora vince lui.

IL “BOSS”. È stato ribattezzato il boss, anche non tutti sembrano infastiditi dalla sua presenza. Gli altri magrebini che frequentano l’area gli mostrano rispetto, alcuni vicentini lo mantengono con elemosine e generi alimentari. Ma c’è anche chi non sopporta i suoi comportamenti arroganti e molesti e lo segnala di continuo alla polizia locale e alle forze dell’ordine. E non è vero che queste non fanno niente: dal 1° gennaio El Hadani ha già collezionato sanzioni per 1.421 euro, tra cui quattro denunce penali per ubriachezza molesta; tre violazioni amministrative per il consumo di bevande alcoliche (d’altra parte, sulla sua carta d’identità, alla voce “segni particolari” ha aggiunto: «Mi me piase se el vin»); sei per bivacco abusivo; quattro per mendicità molesta; una perché operava come parcheggiatore abusivo. In passato ha fatto anche di peggio, dato che le varie forze di polizia lo hanno denunciato per spaccio, furto, rapina, resistenza e porto di oggetti atti a offendere. Nel 2009 è stato anche processato per dei presunti maltrattamenti alla moglie: assolto, perché agli atti del processo non c’erano certificati medici.

«INESPELLIBILE». Può una delle piazze più belle della città fare a meno del suo “boss”? A quanto pare no. Nel 2015 El Hadani, cittadino marocchino di 45 anni che da tempo vive in città, ha ottenuto un permesso di soggiorno per un anno. Ci è riuscito grazie al governo Monti, che nel 2012 firmò la sanatoria, una delle tante nella storia della Repubblica. È saltato fuori un datore di lavoro che ha presentato la “dichiarazione di emersione”, attestando che El Hadani era stato un suo lavoratore in nero. Vero, falso? Boh. Sta di fatto che per dodici mesi il “boss” è potuto restare nel nostro Paese «in attesa di occupazione», come recitava il suo documento. Ora che il permesso di soggiorno è scaduto, il nordafricano è di fatto irregolare in Italia. Ma ha 60 di giorni di tempo per presentare l’istanza di rinnovo. Fino a metà marzo, insomma, è clandestino, ma non può essere espulso.

PARADOSSI. Non che dopo accompagnarlo alla frontiera diventi una passeggiata, anzi. Il permesso di soggiorno avuto un anno fa gli permette di giocarsi una carta in più. Se saltasse fuori un altro datore di lavoro, anche compiacente, il rinnovo sarebbe pressoché automatico. La questura potrebbe negarglielo per la sua presunta “pericolosità sociale”, ma si tratta di eccezioni che spesso vengono abbattute dal Tar con l’aiuto di un buon avvocato. Un esempio? Non bastano mille denunce; le sentenze penali di condanna devono essere definitive, cioè, presumibilmente, con i tempi della giustizia, riferite a reati commessi anni fa. Allo stesso tempo, la pericolosità sociale deve essere attuale e concreta: un paradosso. Per l’eventuale espulsione di El Hadani, servirebbe comunque la sua identificazione e un lasciapassare da parte del consolato marocchino. Altro paradosso: le leggi dello Stato che ostacolano gli uffici dello stesso Stato.

Paolo Mutterle

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