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La storia

Bigoli e spritz
Sull’isoletta del Cile
il B&B è vicentino

Silvio e Rosanna Zocca hanno lasciato Vicenza per stabilirsi sull’isola cilena di Lemuy. M.E.B.La coppia gestisce un  B&B e si occupa anche di agricolturaPesca fortunata per Silvio Zocca
Silvio e Rosanna Zocca hanno lasciato Vicenza per stabilirsi sull’isola cilena di Lemuy. M.E.B.La coppia gestisce un B&B e si occupa anche di agricolturaPesca fortunata per Silvio Zocca
Silvio e Rosanna Zocca hanno lasciato Vicenza per stabilirsi sull’isola cilena di Lemuy. M.E.B.La coppia gestisce un  B&B e si occupa anche di agricolturaPesca fortunata per Silvio Zocca
Silvio e Rosanna Zocca hanno lasciato Vicenza per stabilirsi sull’isola cilena di Lemuy. M.E.B.La coppia gestisce un B&B e si occupa anche di agricolturaPesca fortunata per Silvio Zocca

Maria Elena Bonacini

I “bigoli al torcio” fatti secondo tradizione, serviti in un piccolo paradiso cileno. A metterli in tavola sono Silvio e Rosanna Zocca, che nel 2006 sono passati dalla cucina dell’osteria “Alla Quercia” di Villabalzana a quella dell’agriturismo “El Castaño”, sull’isoletta di Lemuy nell’arcipelago di Chiloé. Un salto di 13 mila chilometri, dai Ferrovieri all’oceano Pacifico, nato dall’amore a prima vista per il Cile e dalla ricerca di una vita diversa.

«Volevamo uscire dalle ruote del consumismo, del lavoro che uccide l’uomo, per inseguire un sogno nato con il maggio francese, per fare qualcosa per mantenere vivo l’io che c’era quando si studiava - spiega Silvio - i motivi sono tanti ma si possono riassumere così: per vivere».

Galeotto un primo viaggio in Cile nel 2004. «Lo abbiamo percorso da nord, dal deserto, fino a sud, a Chiloé, nel mezzo della foresta valdiviana. Mare, colline, boschi, prati e tutto rigoglioso e verde, grazie alle abbondanti piogge. Nel 2005 abbiamo invece fatto il viaggio dal sud, Punta Arenas, fino a Chiloé, percorrendo la “carretera Austral”, meravigliosa, posti inimmaginabili, ma decisamente poco favorevoli per viverci. Chiloé era una giusta via di mezzo, natura incontaminata ma con una certa accessibilità ai servizi».

Il passo, insomma, frullava già in mente. «A convincerci è stata la nostra età, 45 anni, non troppo giovani né troppo vecchi, ma sicuramente il momento giusto per fare qualcosa di definitivo. Il Cile ci aveva affascinati con la sua natura, la gente, i tesori architettonici, le colline come i Berici ma al mare, le chiese patrimonio dell’umanità, un mix, per noi, irresistibile. Economicamente era possibile: era un invito per una nuova avventura». Le reazioni a casa sono state varie. «Nostro figlio Daniele ci ha chiesto cosa stessimo aspettando, entusiasta anche di venirci a trovare. Lui ci aveva dimostrato che si poteva fare, lavorando un anno a Edimburgo e due a S. Francisco. Mia madre, conoscendomi, mi ha chiesto “E dopo cosa farai?”, mentre mio suocero mi ha rimproverato molto».

Così è nato “El Castaño”, poche camere, vita a contatto con la natura, cucina cilena e vicentina. «Un B&B con animali, lavori tipici del campo, prodotti in lana e marmellate. Poi organizzo tour per le isole, avvistamenti di delfini, pinguini, foche, uccelli e occasionalmente balene. E poi cene in compagnia con la carne cotta con i dischi utilizzati per arare la terra, procedimento tipicamente cileno, pesce freschissimo, bigoli fatti con il “torcio” ottocentesco di mio nonno, portato qui a spalla». Ma niente ragù all’arna. «Mio cugino lo fa troppo bene, sono legato al suo e non riesco ad eguagliarlo». La famiglia è forse ciò che manca di più. «Nostro figlio ha la sua compagna, lo sentiamo per Skype, ma la nostalgia rimane. L’abbraccio è ciò che di più prezioso ci possa essere, lo apprezzi quando scendi dall’aereo dopo un lungo periodo di assenza. E poi rimane quella voglia di essere capiti al volo dagli amici, le sottigliezze di uno sguardo che è vecchio come te, essere sulla stessa lunghezza d'onda, senza traduzione né differenze culturali, la sintonia totale. Qui abbiamo amici e continuiamo a farne di nuovi, ma è difficile sostituire chi conosci da una vita».

E anche lo spritz, in Cile, ha un sapore diverso. «Vuoi mettere prenderlo sotto la Basilica? Nei primi tempi ci mancava anche Vicenza, le sue vie, i palazzi, le ville palladiane, con le persone puoi parlare a distanza, con le pietre no. Siamo umani. Ma essere qui è impagabile, questo l’abbiamo fatto noi». E non tornerebbe indietro. «Non ritorneremmo ad uno stile di vita che non ci appartiene - conclude -. Non voglio lavorare per una maglietta firmata. Il nostro lavoro è una scoperta tutti i giorni, spazia all'agricoltura al turismo, dal parlare varie lingue a conoscere uccelli e piante. Non posso dire che abbiamo trovato ciò che cercavamo, l’uomo non smette mai di cercare, ma sicuramente siamo contenti».

Maria Elena Bonacini

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