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Basilica, sospesi lavori per la nuova mostra

Tecnici e operai al lavoro anche ieri mattina nel salone della Basilica: poi la decisione della Soprintendenza di sospendere il cantiere
Tecnici e operai al lavoro anche ieri mattina nel salone della Basilica: poi la decisione della Soprintendenza di sospendere il cantiere
Tecnici e operai al lavoro anche ieri mattina nel salone della Basilica: poi la decisione della Soprintendenza di sospendere il cantiere
Tecnici e operai al lavoro anche ieri mattina nel salone della Basilica: poi la decisione della Soprintendenza di sospendere il cantiere

Stop ai lavori. L’ordine porta la firma del soprintendente Fabrizio Magani. La notizia arriva in coda a una settimana ad alta tensione intorno al cantiere avviato nel salone della Basilica per il nuovo allestimento progettato su misura per “Van Gogh, tra il grano e il cielo”, la mostra sul genio olandese firmata da Marco Goldin che debutterà il 7 ottobre. La prima scossa elettrica era stata generata dall’ispezione della Soprintendenza l’11 agosto, dalla quale era scaturito un lungo elenco di osservazioni e richieste di chiarimenti a cui il Comune dovrà rispondere entro lunedì. E proprio lunedì è in programma un vertice a cui prenderanno parte Comune, Soprintendenza e progettisti del nuovo allestimento. «In quell’occasione - garantisce Jacopo Bulgarini d’Elci, vicesindaco e assessore alla Crescita - forniremo tutte le risposte richieste e le proposte per migliorare ulteriormente le strutture espositive. Anche sulla base degli ultimi colloqui che ho avuto con il soprintendente, sono molto fiducioso che saranno chiariti tutti gli spetti sollevati nell’ambito di quella che è una normale dialettica, e che il cantiere venga rapidamente sbloccato, molto probabilmente già all’inizio della prossima settimana».

Quali sono, dunque, i rilievi sollevati dopo l’ispezione dell’11 agosto? Nel documento, redatto in un gergo molto tecnico e burocratico, Magani comunica che la richiesta di autorizzazione «non è accoglibile» anche per «una generale disattenzione dell’impostazione progettuale nei confronti del monumento, determinata dalla sovrapposizione di un layout generico all’interno del volume del salone, che non tiene in considerazione gli allineamenti compositivi dei pieni e dei vuoti. La totale chiusura della scatola espositiva preclude qualsiasi interazione con le strutture della Basilica e ne impedisce anche la percezione». La tesi di fondo, fatta propria anche dal Cisa, è che questo allestimento non sembrerebbe ritagliato su misura per il gioiello palladiano, che «non può mai essere considerato un contenitore qualsiasi». Dal documento, inoltre, emerge anche un dettaglio non trascurabile: l’avvio dei lavori in assenza di un’autorizzazione nero su bianco da parte della Soprintendenza per una svista degli uffici comunali, che non hanno trasmesso il cronoprogramma: all’inizio di luglio, con il progetto, era stata comunicata la data di inaugurazione della mostra, non dell’inizio del cantiere. Dai banchi dell’opposizione piove un’interrogazione firmata da Francesco Rucco, capogruppo di Idea Vicenza, che domanda quando sia stato presentato il progetto e se sia stato autorizzato o rigettato». Rucco, in particolare, sollecita una verifica delle responsabilità e chiede: «Se le opere dovevano essere autorizzate dalla Soprintendenza, per quale ragione i lavori sono stati avviati anticipatamente?».

Il consigliere, «nella speranza che non vi siano problematiche insormontabili alla buona riuscita dell’evento su Van Gogh», sottolinea il contrasto tra il Comune e il Centro internazionale di studi di architettura: «Il vicesindaco Bulgarini ha dichiarato che trattasi di dinamica ordinaria dei rapporti», mentre «il Cisa interviene pubblicamente riportando la notizia che la Soprintendenza avrebbe invece negato l’autorizzazione al progetto perché ritenuto al di sotto della qualità richiesta ad interventi nel capolavoro palladiano».

Sarcastico Claudio Cicero, leader della lista Impegno a 360°: «Sono dei salami se si fanno prendere in castagna in questo modo. Alla quarta grande mostra assistiamo alla regressione come a “Ciao Darwin”. Vanno verificate eventuali responsabilità, vista l’importanza dell’evento e il volume degli investimenti. Mi chiedo, poi, che fine abbia fatto il guardaroba: per le prime tre mostre ci hanno detto che i “bussolotti” erano indispensabili, ora invece non servono più. O raccontavano storie prima o le raccontano adesso».

Gian Marco Mancassola

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