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Allarme nel Vicentino

Autunno caldo
È invasione
di cimici cinesi

Centinaia di cimici cinesi attaccate  alla parete esterna di un’abitazione di Altavilla
Centinaia di cimici cinesi attaccate alla parete esterna di un’abitazione di Altavilla
Arcugnano, abitazione invasa dalle cimici

Sono dappertutto. Appollaiate sulle finestre, sulle porte, sui parabrezza delle auto, sulle mura di casa, nelle fessure più improbabili, negli orti e nelle campagne. Quando poi riescono a entrare nelle abitazioni, scacciarle diventa difficilissimo. Complice le temperature autunnali miti, la cimice asiatica ha invaso il Vicentino, soppiantando la cimice “nostrana”, e nel giro di pochi giorni ha conquistato il podio degli insetti più odiati, invadenti e fastidiosi, scalzando le zanzare e un ampio ventaglio di scarafaggi stagionali.

I più preoccupati sono gli agricoltori. L’allarme arriva da Coldiretti e Confagricoltura. «Rispetto il 2015 – spiega Andrea Cavazza, dei viticoltori di Confagricoltura – la loro presenza è incrementata del 70 per cento. Per ora le viti non sono state aggredite, ma gli ulivi del Basso Vicentino sono a rischio».

INSETTI ORIENTALI. Dopo le cavallette, le cimici. Nome scientifico Halyomorpha halys, le cimici che stanno infestando le coltivazioni e i centri urbani arrivano dall’Oriente. E, al di là del colore bruno e da una sorta di “mutanda” nera che contraddistingue la parte conclusiva del corpo, nell’aspetto sembrano in tutto per tutto uguali alle “nostrane”, odore compreso. Sembra, appunto. Perché rispetto agli insetti europei, questi ultimi sono più sono voraci, più aggressivi, più longevi e, dettaglio non indifferente, si riproducono in tempi brevi e in gran quantità. Insomma, non c’è nulla da stare allegri. Stando a quanto fanno sapere dall’Ufficio di igiene e sanità pubblica del Comune queste cimici «non sono pericolose per l’uomo» e perciò non sono in programma disinfestazioni, almeno nel capoluogo. Forse non nocive, di certo fastidiose. «Abbiamo ricevuto segnalazioni da parte dei cittadini», spiegano dal Comune. A quanto pare, per «trattenerle» la soluzione più efficace oggi sembra essere la stessa adottata per evitare le zanzare. Ossia assicurarsi che porte e finestre restino ben chiuse. Ma come hanno fatto le cimici orientali ad arrivare in Italia? Le ipotesi, anche tra gli addetti ai lavori, si sprecano.

La più gettonata sembra essere quella che vede gli insetti viaggiare dall’est del mondo all’ovest con il resto dei prodotti commerciali. La loro presenza è stata segnalata la prima volta in Italia nel 2012, in Piemonte e in Emilia Romagna. Poi, grazie a due inverni tutt’altro che freddi, le cimici hanno cominciato a riprodursi. Tanto, decisamente troppo. Così, gli insetti si nascondono tra le cassette di frutta e verdura o negli angoli più nascosti di camion e viaggiano dall’est all’ovest e da nord a sud della Penisola. E tanto hanno vagato da trovare in Veneto un luogo accogliente.

NELLE CAMPAGNE. Le cimici orientali prediligono infiltrarsi tra il mais e la soia, ma si stanno abituando anche alle altre produzioni tradizionali vicentine. Allarmando così i coltivatori. Dice ancora Cavazza: «Il timore è che con la prossima stagione, quando gli insetti si moltiplicheranno ulteriormente, la cimice cominci a diventare una vera minaccia per le nostre campagne».

Va più in là Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto: «Siamo molto preoccupati, perché la Halys non ha antagonisti naturali e rischia di diventare una grave minaccia per i nostri raccolti».

Federico Murzio

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