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L’inchiesta

Audi gialla
Per ora i banditi
la fanno franca

L’Audi gialla rubata in Lombardia immortalata lungo il passante di Mestre il 26 gennaio scorso
L’Audi gialla rubata in Lombardia immortalata lungo il passante di Mestre il 26 gennaio scorso
L’Audi gialla rubata in Lombardia immortalata lungo il passante di Mestre il 26 gennaio scorso
L’Audi gialla rubata in Lombardia immortalata lungo il passante di Mestre il 26 gennaio scorso

I banditi dell’Audi gialla la fanno franca. Almeno per il momento. Gli accertamenti compiuti finora dai Ris sulle impronte digitali rinvenute sulle banconote usate per fare il pieno, e sul dna recuperato dal mozzicone di sigaretta trovato dai carabinieri, hanno dato esito negativo: non appartengono cioè a persone già schedate dalle forze dell’ordine, i cui dati siano conservati nel cervellone nazionale. Non tutto però sarebbe perduto: altri accertamenti sono in corso.

L’AUDI GIALLA. Era la fine di gennaio quando nel Vicentino e in tutto il Veneto scoppiò il caso. Tre giovani malviventi, che giravano su un’Audi Rs4 di colore giallo, rubata a Milano il 26 dicembre, misero a segno una serie di furti scappando a tutta velocità grazie ai cavalli del bolide. Tanti gli episodi criminali attribuiti alla banda, anche se in realtà quelli effettivamente compiuti dal terzetto sarebbero in numero inferiore; si creò infatti in quelle settimane una psicosi, tanto che la berlina venne avvistata ovunque, anche contemporaneamente. L’Audi però venne filmata da una telecamera della società Autostrade mentre percorreva un tratto del passante di Mestre contromano. Indirettamente provocò un incidente mortale. L’Audi fu trovata bruciata in provincia di Treviso, dopo che le ricerche sul territorio non avevano dato esito. L’ipotesi avanzata all’epoca fu che il covo dei banditi fosse fra il Bassanese e il Trevigiano.

LE INDAGINI. In quei giorni girarono anche alcune foto dei tre presunti malviventi, fra falsi scoop e riferimenti troppo generici per essere utili alle indagini. Di certo, l’Audi gialla con targa svizzera fu filmata mentre gli occupanti facevano benzina nella Marca; e quel fermo immagine è una delle poche certezze da cui sono partiti gli inquirenti. Diverse procure aprirono un fascicolo; l’indagine più approfondita è quella della magistratura di Treviso, che fece acquisire le banconote inserite dai ladri nella colonnina self service del distributore, e acquisì il mozzicone trovato accanto alla berlina bruciata a Fonte. Il materiale era stato consegnato ai Ris per le verifiche tecniche; ma i tre banditi, probabilmente dell’Est, non erano schedati. E quindi, sempre se sono ancora in Italia, restano dei fantasmi senza un nome.

ALTRI SVILUPPI. Detto che le verifiche nei laboratori dei carabinieri non sono ancora concluse, e che nel rottame bruciato dell’Audi non sono stati trovati elementi di interesse investigativo (il fuoco ha cancellato impronte e altre tracce), le indagini non sono ancora concluse. Sono stati infatti avviati contatti con le autorità austriache, dove la banda avrebbe commesso dei furti, in particolare in Carinzia; e la speranza è quella che le forze dell’ordine locali abbiano avuto più fortuna nei riscontri incrociati. Al momento, non sarebbero stati individuati i basisti, complici del terzetto, che probabilmente hanno ospitato (e nascosto anche la berlina) i malviventi. I quali sarebbero rimasti in Veneto probabilmente pochi giorni, rientrando in patria subito dopo le scorrerie, che fanno molte bande di predoni.

Diego Neri

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