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Nanto

Assalto in gioielleria
e fuga tra gli spari
Muore rapinatore

I carabinieri mentre controllano   la Renault Laguna con il cadavere del rapinatore. COLORFOTO/FULVIO IMPIUMI
I carabinieri mentre controllano la Renault Laguna con il cadavere del rapinatore. COLORFOTO/FULVIO IMPIUMI
I carabinieri mentre controllano   la Renault Laguna con il cadavere del rapinatore. COLORFOTO/FULVIO IMPIUMI
I carabinieri mentre controllano la Renault Laguna con il cadavere del rapinatore. COLORFOTO/FULVIO IMPIUMI

NANTO. Minuti di follia, di picconate contro la porta della gioielleria, di spari, di un'auto partita sgommando con i rapinatori che, sporgendosi dal finestrino, continuavano a far fuoco.
Una corsa disperata durata poche centinaia di metri e poi lo schianto della macchina contro un ponte, in mezzo agli automobilisti terrorizzati che si sono visti davanti quattro uomini mascherati con i mitra in mano fuggire via a piedi. Il quinto, senza vita, è rimasto nell'auto. Colpito durante la sparatoria, probabilmente. È stato trovato riverso sul volante, in una pozza di sangue, il volto ancora incappucciato.

L'ARRIVO. È stato un pomeriggio di terrore, quello di ieri a Ponte di Nanto. In un attimo la frazione lungo la Riviera Berica si è trasformata in quello che sembrava un film d'azione. Chi ha assistito, in parte, all'accaduto, non credeva ai suoi occhi. Non capiva che cosa stesse succedendo. L'inferno è scoppiato qualche minuto prima delle 18.30 quando, davanti alla gioielleria Zancan (che già in passato era stata presa di mira da un commando criminale) è arrivata una Laguna station wagon.
In auto cinque persone. Si erano organizzate bene: avevano la macchina per il colpo, poco lontano c'era nascosta un'Audi per la fuga e si erano divisi i compiti. Due di vedetta fuori, imbracciando i fucili, tre pronti all'assalto. Ma qualcosa è andato subito storto. Forse la colpa è stata di quel passamontagna che il primo rapinatore si è calato sul viso troppo in fretta. La commessa del negozio lo ha visto e ha avuto la prontezza di riflessi di bloccare le porte. L'uomo è rimasto nella “bussola”, non poteva né entrare né uscire. Da quel momento in poi è ancora tutto confuso. I carabinieri della compagnia e del nucleo investigativo stanno cercando di ricostruire, anche attraverso i video della sorveglianza interna e con le testimonianze delle persone presenti come siano andate le cose.

GLI SPARI. Sembra che i malviventi, per riuscire ad entrare, abbiano preso a picconate la porta. Ma ormai era tardi, era chiaro che erano stati persi attimi preziosi. La dipendente aveva già dato l'allarme alle forze dell'ordine e aveva avvisato il titolare Robertino Zancan, che in quel momento si trovava nella sede centrale (proprio di fronte al negozio) e che è subito accorso. La situazione è precipitata un istante dopo quando il titolare del vicino distributore Eni, Graziano Stacchio, vedendo cosa stava accadendo ha preso l'arma che aveva nel suo ufficio (sembra si tratti di un fucile a pompa) e, per mettere in fuga i rapinatori, ha esploso un colpo in aria, centrando il terrazzo dell'appartamento al primo piano.

IL TERRORE. I rapinatori hanno risposto al fuoco. Su questo non c'è alcun dubbio. Hanno crivellato di colpi un furgone e un'auto parcheggiati tra la gioielleria e il distributore. Non solo: a terra, proprio davanti al negozio, sono stati trovati tre bossoli di Kalashnilov.
Ma non è tutto. Nel parcheggio, vicino al punto in cui la banda si era fermata con la Renault, c'era una vistosa macchia di sangue. Prima di salire in macchina il malvivente (probabilmente l'uomo che, poco prima, era rimasto bloccato tra le due porte di sicurezza) era già ferito.
Dalle testimonianze di alcuni passanti la sparatoria sarebbe continuata anche durante la fuga. Qualcuno avrebbe visto i malviventi sporgersi dal finestrino e far fuoco. E sembra che Graziano Stacchio, per difendersi, abbia sparato di nuovo.

LO SCHIANTO. La fuga a folle velocità è durata pochi metri. All'incrocio con la strada che porta a Bosco di Nanto il conducente della macchina ha perso il controllo e si è schiantato prima contro il muro di un negozio all'angolo e poi contro la ringhiera del ponte. Dalla vettura sono balzati fuori solo in quattro. Il conducente, senza vita, è stato trovato in una pozza di sangue, riverso sul volante. Nuovi secondi di panico: i complici sono scesi, armi in pugno, minacciando gli automobilisti attorno e urlando a tutti di non muoversi e sono corsi a recuperare un'Audi A8 che avevano lasciato poco lontano in direzione di Bosco di Nanto.

I DUBBI. Non è escluso che l'autista, che è stato colpito da un proiettile, proprio per questo possa aver perso il controllo della vettura. Non sarebbe ancora possibile stabilire se a ferire il malvivente sia stato un colpo di fucile esploso dal benzinaio o se l'uomo sia stato vittima del “fuoco amico” durante la sparatoria seguita al tentato colpo. Con sé non aveva documenti. Solo le impronte digitali, dunque, potranno aiutare gli investigatori alla sua identificazione.
Sembra comunque si tratti di un giostraio.
Non si può neppure escludere che anche altri malviventi siano stati feriti. Un ultimo punto che, ancora, non è stato chiarito è poi se il titolare Robertino Zancan, all'arrivo dei carabinieri abbia detto di aver sparato a sua volta.

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Claudia Milani Vicenzi

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