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Assalto al torrione
Ecco l’ultimatum
L’accordo in bilico

Sono ore decisive per il futuro del torrione di porta Castello: oggi la giunta deciderà il da farsi
Sono ore decisive per il futuro del torrione di porta Castello: oggi la giunta deciderà il da farsi
Sono ore decisive per il futuro del torrione di porta Castello: oggi la giunta deciderà il da farsi
Sono ore decisive per il futuro del torrione di porta Castello: oggi la giunta deciderà il da farsi

Sono le ore decisive prima dell’assalto. Gli schieramenti sono al loro posto. Da una parte le truppe di chi quel castello lo vuole prendere a tutti i costi, pardon a 350 mila euro. Dall’altra il fronte di chi, invece, ha deciso di seguire la strada del «futuro», come è stata etichettata, vale a dire dell’accordo pubblico-privato. Lì, in mezzo, svetta il torrione di porta Castello. Un immobile che nel giro di due mesi è diventato ancor di più, come se ce ne fosse bisogno, il simbolo della città. Acquistarlo o non acquistarlo? Fondazione o patrimonio? Domande su domande, dibattiti su dibattiti. Ora, però, è arrivato il momento decisivo: quello dell’attacco. A sferrarlo sarà la giunta, che questa mattina dovrebbe dare il via libera alla Fondazione. Dovrebbe, perché nonostante l’esecutivo abbia ricevuto l’appoggio ufficioso del Pd, nel tardo pomeriggio di ieri sono emerse alcune problematiche che hanno messo in bilico l’accordo con Antonio Coppola. «Sono questioni irrisorie», assicurano in serata dal Comune. Ma se non saranno risolte entro questa mattina, l’intesa salterà definitivamente.

L’ACCORDO. Il testo dell’accordo formalizzato è stato inviato dal privato a palazzo Trissino ieri sera. Il documento non ha riservato grandi sorprese rispetto alla bozza iniziale (Il privato compra il torrione, lo dona al Comune, tiene l’usufrutto trentennale per la Fondazione e la finanzia, sobbarcandosi le spese e garantendo almeno 120 giorni di apertura in un anno) tuttavia, a quanto pare, sono emersi alcuni piccoli problemi che Variati e gli assessori hanno voluto esaminare da vicino, chiedendo a Coppola ulteriori delucidazioni e avviando una trattativa che si è protratta fino a sera inoltrata in vista della decisione finale.

FAVOREVOLI E SCELTA. La giunta sarà obbligata entro questa mattina a decidere se stringere l’accordo con il privato per creare la Fondazione o se seguire la strada dell’acquisto. Il termine ultimo per esercitare il diritto di prelazione è fissato al 26 luglio. Manca una settimana, certo, ma la decisione deve passare attraverso il Consiglio comunale; e tra il via libera della giunta e l’approdo in aula regolamento prevede che passi il tempo necessario affinché il documento possa essere esaminato dai consiglieri. Da qui la necessità di arrivare al dunque nelle prossime ore, con una commissione ad hoc convocata per le 17, alla presenza dello stesso Antonio Coppola. Nel frattempo proprio la maggioranza sembra muoversi compatta verso l’ok alla Fondazione. Tutti i consiglieri Pd (escluso Ennio Tosetto) si sono detti favorevoli. Se poi si aggiunge Vicenza Capoluogo, gli altri esponenti della lista Variati e Dino Nani («Dico a Variati di andare avanti») allora la conta per andare in aula e procedere spediti è fatta. «Come si può trattare un privato che investe in un bene pubblico con la puzza sotto al naso?», aggiunge Stefano Dal Pra Caputo (Pd).

«LE BALLE ESPLOSIVE». Tutti d’accordo? No. L’ex proprietario della fortezza, l’architetto Enrico Pozzato, che in quel torrione ha investito «dai tre ai quattro milioni», ne ha per tutti. Afferma che è «difficilissimo esporre lì arte contemporanea: al torrione non passano tele superiori al metro 40 per un metro e quaranta». Parla poi dei costi di manutenzione: «Parlare di 300-400 mila euro è una balla esplosiva. È sufficiente un custode: meno di 50 mila euro all’anno». C’è poi un pensiero per Antonio Coppola («Se è così mecenate lo lasci comprare al Comune e poi riacquisti l’usofrutto» e ancora «perché l’amministrazione non ha mai detto che voleva acquistarlo?») e una proposta: «Gli albergatori erano disponibili a gestire un bar all’ultimo piano».

Nicola Negrin

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