<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Clima

Arrivano le gelate
nell’anno più caldo
Coltivazioni salve

Orizzonti nordici di fine autunno a San Pietro Intrigogna
Orizzonti nordici di fine autunno a San Pietro Intrigogna
Orizzonti nordici di fine autunno a San Pietro Intrigogna
Orizzonti nordici di fine autunno a San Pietro Intrigogna

Fa freddo, finalmente. Tetti imbiancati, effetto-neve nelle campagne, argini ghiacciati, sbuffi di vapore che risalgono dai fiumi: una rapsodia di fine autunno baciata da cielo terso e giochi di luce tra sole e nebbia, una delizia per gli amanti della fotografia. E tuttavia l’inverno all’improvviso non è solo poesia buona per una passeggiata: è anche la prosa di chi sul clima misura salute ed economia. Una gelata all’Immacolata non dovrebbe essere una notizia, ma lo diventa in coda a un anno bollente, il più caldo dell’ultimo secolo. Appena due settimane fa nel primo pomeriggio ci si rosolava a quindici gradi, sbuffando per le sciarpe d’ordinanza annodate al collo in ossequio al calendario più che al termometro. A ottobre era stata la Nasa ad accendere la spia rossa: attenzione, temperature elevate, troppo elevate. A metà novembre è arrivata la conferma con la ceralacca dell’Organizzazione meteorologica mondiale, organismo dipendente dall’Onu, nientemeno: «Il 2016 è l’anno più caldo della storia».

AUTUNNO BOLLENTE. E questo autunno ha fatto venire i brividi per il caldo anomalo: sulle montagne venete è stato un giro sull’ottovolante, con picchi di gelo, ma soprattutto sbalzi verso l’alto, come non era accaduto negli ultimi trent’anni, confermando la tendenza di fondo osservata dagli esperti: l’aria di scalda, i ghiacciai battono in ritirata. Ma questo è stato anche l’autunno dell’invasione di cimici asiatiche: una incursione di proporzioni bibliche innescata proprio dalle temperature miti di una stagione alla rovescia.

NEI CAMPI. Con queste premesse le gelate dell’Immacolata planano sulla pianura vicentina con un sospiro, per il sollievo di non veder guastati i raccolti dei prodotti tipici invernali, bisognosi di gelo e ghiaccio per guadagnare sapore. I coltivatori di broccolo fiolaro, zucca, radicchio e barbabietole scrutavano i bollettini meteorologici con ansia crescente: poca pioggia, zero neve, termometro intorno ai dieci gradi. I dati ufficiali dicono che nell’ultima notte a Vicenza si sono toccati i meno due gradi, ma molti hanno registrato anche un meno quattro nei termometri in casa o nelle auto.

LA COLDIRETTI. «Ben venga questo clima che rispecchia certamente al meglio la stagionalità – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – in quanto non preoccupano le basse temperature, peraltro presenti solo da un paio di giorni. I prodotti agricoli in campo hanno bisogno del clima consono del periodo invernale ed ora possiamo dire di essere entrati nella stagione corrispondente al calendario. La corretta alternanza delle stagioni, evidentemente, favorisce il corretto sviluppo delle colture e consente loro di sviluppare le caratteristiche organolettiche tipiche che tutti noi apprezziamo a tavola. E così potremo consumare dei prodotti invernali eccellenti, ricordando sempre di prediligere ciò che la terra offre al momento, quindi broccoli, barbabietole, carote, catalogna, carciofi, finocchi, radicchio rosso, zucca, kiwi, mandarini e molto altro».

Gian Marco Mancassola

Suggerimenti