<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Arrestato in Grecia l’autista dell’Audi gialla

L’Audi gialla ripresa dalle videocamere di un distributore di benzina  a gennaio di quest’anno
L’Audi gialla ripresa dalle videocamere di un distributore di benzina a gennaio di quest’anno
L’Audi gialla ripresa dalle videocamere di un distributore di benzina  a gennaio di quest’anno
L’Audi gialla ripresa dalle videocamere di un distributore di benzina a gennaio di quest’anno

Paolo Mutterle

INVIATO A VENEZIA

Da quando il bolide giallo era stato ridotto a un cumulo di rottami, lui si muoveva con tutte le precauzioni del caso tra Francia, Germania e Albania ed era sfuggito a tutti i tentativi di cattura. Ma l’errore atteso dagli inquirenti è arrivato martedì quando Vasil Rama, 36 anni, albanese, è stato arrestato dalla polizia greca alla frontiera di Florina Krystallopigi. Carabinieri e procura di Venezia ne sono certi: è lui lo spericolato pilota dell’Audi Rs4 gialla che per una decina di giorni ha imperversato sulle strade del Nordest, con diversi passaggi anche nel Vicentino. Nei suoi confronti il tribunale lagunare aveva emesso un mandato d’arresto europeo e quando Rama ha fatto il suo ritorno nell’area Schengen, attraverso un villaggio sperduto della Macedonia occidentale, ai suoi polsi sono scattate la manette. Stava andando a far visita ai suoceri, ma la trasferta è finita in un carcere greco, dove si trova in arresto.

I FURTI. Le indagini, durate diversi mesi, hanno impegnato i carabinieri di cinque comandi provinciali e la squadra mobile della polizia di Trieste. L’auto di grossa cilindrata, rubata in un parcheggio dell’aeroporto di Malpensa il 26 dicembre scorso, era comparsa ad Abano Terme il 16 gennaio, dove c’era stato un conflitto a fuoco con i militari padovani. I banditi, almeno tre, erano stati poi visti a San Donà di Piave alle 19.30 del 21 gennaio, mentre cercavano di aprire una cassaforte con un grosso martello; e in effetti due case della zona avevano subito il furto delle casseforti, che contenevano una 80 mila euro, l’altra 3 mila e vari gioielli. Lo stesso giorno in autostrada i malviventi erano incappati in un rallentamento e, temendo un posto di blocco, si erano resi protagonisti di una clamorosa fuga di una decina di chilometri contromano, sfondando la barriera del casello di Spinea. Episodi dai quali erano scaturite le accuse di concorso in furto aggravato, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. L’identificazione di Vasile Rama (conosciuto anche come Lulezim), che contava su almeno quattro diversi alias grazie a documenti falsi di buona fattura, ha permesso di risalire ai suoi precedenti penali per rapine e furti. Nel 2011, assieme a dei complici, ne aveva commessi 55 (cinquantacinque) solo in Alto Adige. Per quei fatti la procura generale di Bolzano aveva emesso un ordine di carcerazione; Rama dovrà scontare due anni e 10 mesi di reclusione, oltre ai nuovi reati che gli verranno contestati, con l’aggravante della recidività. Alcuni sarebbero stati commessi anche nel Vicentino, in particolare nel Bassanese.

SOCIAL NETWORK. Si sono rivelati utili, per risalire ai movimenti di Rama, anche i social network. Gli investigatori sono infatti risaliti al profilo facebook della compagna, con la quale ha due figli. È stata messa sotto controllo l’abitazione in Albania (dove il latitante però non viveva, sapendo di avere le forze dell’ordine alle calcagna). Ma attraverso le intercettazioni gli inquirenti sono riusciti a ricostruire i movimenti del ricercato, fino al suo arresto. «Ho combinato qualcosa di grosso in Italia», aveva rivelato a un parente dopo la sua fuga da Onè di Fonte, dove venne ritrovata la carcassa dell’Audi gialla nella notte tra il 25 e il 26 gennaio.

IL COVO. Le indagini hanno permesso di risalire al rifugio, o meglio ai rifugi, utilizzati dai banditi nei giorni delle scorribande. Quello principale, indicato nel Bassanese, è stato poi individuato ad Asolo, in casa di un connazionale che risiede a poche centinaia di metri dal luogo del rogo. Di sicuro però i malviventi ne avevano un altro in Toscana, dove vive il fratello dell’arrestato.

LE FOTO. Le spericolate corse dell’auto sportiva con targa svizzera avevano scatenato una miriade di segnalazioni in tutto il Triveneto. Quella più interessante per gli inquirenti era arrivata da Ferrara, dove il bolide aveva attirato l’attenzione di alcuni ragazzi che si erano avvicinati per fotografare la vettura e si erano complimentati con il guidatore; prima, ovviamente, che la banda diventasse famosa per inseguimenti e fughe. Dopo che i banditi erano stati ripresi dalle telecamere di un distributore di benzina, i giovani avevano riconosciuto gli occupanti dell’auto.

I COMPLICI. Dopo la cattura di Rama, rimangono latitanti gli altri componenti della banda, che sarebbero tre o quattro. La ricerca è concentrata sulle frequentazioni di Rama, che a Bolzano era stato indagato per associazione per delinquere. L’ipotesi più probabile è che anche i complici abbiano fatto ritorno in Albania. La caccia dei carabinieri continua.

Suggerimenti