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Vicenza

All’asta fiaccola
del Dalai Lama
per beneficenza

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Da sinistra: l’imprenditore Claudio Leonardi, lo scalatore Mario Vielmo e l’“alpinista scalzo” Tom Perry
Da sinistra: l’imprenditore Claudio Leonardi, lo scalatore Mario Vielmo e l’“alpinista scalzo” Tom Perry
Da sinistra: l’imprenditore Claudio Leonardi, lo scalatore Mario Vielmo e l’“alpinista scalzo” Tom Perry
Da sinistra: l’imprenditore Claudio Leonardi, lo scalatore Mario Vielmo e l’“alpinista scalzo” Tom Perry

VICENZA. «Dopo tanti anni ho deciso di rimetterla all’asta. Per solidarietà. Il Nepal è ancora alle prese con la ricostruzione dopo il terribile terremoto e il ricavato della vendita andrà all’associazione Sidare per la costruzione di una scuola per bambini orfani». Ha tenuto per un decennio questa fiaccola quasi magica, portandola nelle scuole, negli incontri, ovunque chiedessero di poterla vedere. Ora Claudio Leonardi, imprenditore vicentino e tedoforo di una storia bellissima, è pronto a consegnarla ad altri. Proprio mentre in Corea del Sud il “circo bianco a cinque cerchi” comincia a regalare suggestioni politiche e medaglie. «Del resto è il suo destino passare di mano in mano. Nel 2007 l’ho acquistata per aiutare a costruire una scuola per i bimbi tibetani a Dharamsala, nello stato indiano dell’Himachal Pradesh. Ora la sua vendita servirà ancora a fare del bene. Sperando che le offerte arrivino numerose e sostanziose». Una gara che sul sito per aste online Catawiki terminerà il 25 febbraio, ma che si spera non finisca di produrre buoni frutti. Questa non è una torcia olimpica qualsiasi. A prima vista non è difforme dalle “sorelle” usate per le Olimpiadi invernali di Torino, nel 2006, in realtà è speciale. Il motivo? La frase che la ricopre. Scritta di proprio pugno dal Dalai Lama: «Prego che tutti gli esseri senzienti vivano in felicità». Non ce ne sono altre in giro, è davvero l’unica con questo autografo. E la sua storia va raccontata con accento vicentino. Tutto ha inizio dall’intuizione di 4 innamorati della montagna i quali, per di più, sono stati anche i primi a portarne una sulla vetta di un ottomila metri, il Makalu. Mario Vielmo, scalatore di Lonigo, Claudio Tessarolo, giornalista bassanese, Antonio Peretti, alias l’alpinista scalzo Tom Perry, e Luciano Covolo di Breganze si ritrovarono al “Mapuche Bar” di Covolo per dare un segnale al mondo. E, grazie a Mario, alla fine hanno toccato il cielo con un dito. «Tutto è cominciato - ricorda Covolo – dalla protesta del Dalai Lama per l’assegnazione delle Olimpiadi estive alla Cina. Lui e il suo popolo erano testimoni viventi della violazione dei diritti umani da parte del governo di Pechino. Decidemmo di fare qualcosa. Contattai il mio amico Piero Gros, il famoso sciatore, e gli chiesi se potesse procurarci una delle fiaccole usate per portare il fuoco allo Stadio olimpico di Torino. Il Comitato olimpico accettò con piacere, così partimmo per l’India, dove il governo tibetano è in esilio. Chiedemmo udienza al Dalai Lama che non solo ci accolse, ma restò con noi un’oretta. Alla fine prese un pennarello e, dopo aver benedetto la torcia, l’autografò». Vielmo, il 24 maggio 2006, la portò a quota 8.463 metri, scalando senza ossigeno e dopo le corse a piedi scalzi di Tom Perry nelle valli himalaiane. «Sono stato il primo tedoforo d’alta quota” sorride l’alpinista. Claudio Tessarolo ne ricavò un bellissimo libro corredato di fotografie, “I cembali del Makalu”, ed un film documentario. Nel 2007, invitati alla trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro”, annunciarono che avrebbero messo all’asta il prezioso cimelio per trasformarlo, assieme ai proventi del libro, in una scuola. Fu un successo. Sabato 24 marzo, a Breganze, si ritroveranno assieme a Gros per rivivere l’impresa. «È stato davvero bello - conclude Tessarolo - far parte di questa storia e condividere l’emozione di chi ha avuto l’occasione di vederla e di toccarla». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberto Luciani

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