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Vicenza

Al casello
irregolari
2 camion su 5

Il centro di revisione mobile viene allestito settimanalmente nel parcheggio di Vicenza Ovest. COLORFOTOUna pattuglia della Stradale ferma un camion per  controlli. COLORFOTO
Il centro di revisione mobile viene allestito settimanalmente nel parcheggio di Vicenza Ovest. COLORFOTOUna pattuglia della Stradale ferma un camion per controlli. COLORFOTO
Il centro di revisione mobile viene allestito settimanalmente nel parcheggio di Vicenza Ovest. COLORFOTOUna pattuglia della Stradale ferma un camion per  controlli. COLORFOTO
Il centro di revisione mobile viene allestito settimanalmente nel parcheggio di Vicenza Ovest. COLORFOTOUna pattuglia della Stradale ferma un camion per controlli. COLORFOTO

Paolo Mutterle

La pattuglia “aggancia” il tir in autostrada (o appena fuori) e lo accompagna nel piazzale del casello di Vicenza Ovest. L’incubo dei camionisti si chiama banco di revisione mobile e, a un primo sguardo, i numeri sono da mani nei capelli: 455 controlli nei primi sei mesi del 2016, 440 le infrazioni ravvisate. La realtà è un filo più incoraggiante: i mezzi pesanti non in regola sono all’incirca il 40 per cento di quelli fermati, perché alcuni veicoli presentano più irregolarità, magari di lieve entità. Se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, in 3 controlli su 5 non si registrano anomalie.

REVISIONE MOBILE. Dall’inizio del 2016 la sezione di polizia stradale, in collaborazione con la Motorizzazione civile di Vicenza, ha messo in piedi 24 servizi. In media uno alla settimana. Sulla speciale rampa salgono esclusivamente veicoli commerciali: camion, autoarticolati e pullman. I test da parte degli agenti della Stradale e dai funzionari del Dipartimento trasporti terrestri sono scrupolosi. Dopo un primo esame visivo, l’autocarro viene fatto salire sul banco prova per verificarne peso, giochi allo sterzo, efficienza dei freni, ruote e pneumatici, luci e dispositivi di segnalazione, gas di scarico. Una revisione “volante” in piena regola, tanto che se tutto va bene il mezzo riceve una sorta di lasciapassare valido per i successivi tre mesi (che non sostituisce però la revisione annuale). All’interno di una speciale cabina informatizzata vengono controllati tutti gli aspetti documentali: patente del conducente, assicurazione, carta di circolazione, cabotaggio, tempi di guida. Un lettore digitale collegato a un pc esamina il microchip del cronotachigrafo. Uno scanner con microscopio verifica l’autenticità dei documenti di trasporto. L’esito viene inserito in un verbale che viene consegnato all’autista e che finisce negli archivi del ministero.

LE INFRAZIONI. Da gennaio a giugno 2016 i poliziotti del vice questore aggiunto Silvia Lugoboni e del sostituto commissario Roberto Besoli hanno ritirato 15 patenti e 25 carte di circolazione. Nel primo caso si tratta soprattutto di violazioni al cronotachigrafo (come la classica calamita che altera lo strumento). La carta di circolazione viene ritirata in caso di gravi irregolarità, come trasporti abusivi di merci o viaggi non segnati. Ma si tratta di eccezioni nel mare magnum dei 440 verbali staccati dagli agenti. Per le infrazioni più pesanti è previsto anche il sequestro del mezzo (non della merce), che viene portato via con il carro attrezzi.

ITALIANI/STRANIERI. Anche se la direttiva comunitaria è unica, tra i camion locali e quelli provenienti dall’estero la differenza c’è. Per quelli italiani la maggior parte delle sanzioni riguarda l’efficienza tecnica dei veicoli; gli stranieri “sgarrano” di più sulle regole amministrative. Un dato che non sorprende. «Le ditte estere utilizzano un parco mezzi più moderno - spiegano gli addetti ai controlli - anche perché per affrontare un viaggio internazionale il veicolo deve essere necessariamente affidabile. Mentre gli autocarri più vecchi vengono utilizzati per il trasporto locale». C’è anche un’altra differenza importante: in caso di sanzioni, ai trasportatori nazionali viene consegnato il classico bollettino, mentre i foresti devono pagare sul posto, altrimenti il camion non riparte. La polizia si è adeguata e accetta le carte di credito. Anche se la dicotomia italiano/straniero è sempre più sfumata: a volte gli agenti si trovano di fronte un autista bielorusso di una ditta slovacca, a bordo di un trattore croato con un semirimorchio italiano. Oppure autisti italiani dipendenti di una cooperativa di Bucarest e conducenti moldavi pagati con voucher Inps. Una babele di lingue e documenti. La revisione è il meno: poliziotti e ingegneri lasciano il campo a guardia di finanza e Direzione territoriale del lavoro. E camionisti italiani di ditte italiane? «Sono sempre meno».

Paolo Mutterle

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