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Vicenza

“Agli Schioppi”
Stop all’attività
dopo 150 anni

Il ristorante “Agli Schioppi” in contra’ Piazza del Castello era attivo dal 1864. FOTOSERVIZIO COLORFOTO
Il ristorante “Agli Schioppi” in contra’ Piazza del Castello era attivo dal 1864. FOTOSERVIZIO COLORFOTO
Il ristorante “Agli Schioppi” in contra’ Piazza del Castello era attivo dal 1864. FOTOSERVIZIO COLORFOTO
Il ristorante “Agli Schioppi” in contra’ Piazza del Castello era attivo dal 1864. FOTOSERVIZIO COLORFOTO

I due fucili ad avancarica che troneggiano nella sala principale non hanno mai sparato un colpo. Non di recente, almeno. Per Cinzia e Orlando è arrivato il triste momento di schiodarli dal muro e di metterli in uno scatolone assieme a pentole, piatti, ricordi. Ha chiuso i battenti l’Antico Ristorante agli Schioppi. L’aggettivo non mente, perché le origini dell’esercizio pubblico si perdono nella notte dei tempi. «Abbiamo trovato un documento del 1864 che testimonia la presenza di una locanda con questa insegna» racconta Orlando Carli, origini altopianesi, 55 anni, da 26 patron del locale di contrà Piazza del Castello. «Di recente avevamo iniziato a raccogliere le carte per ottenere il riconoscimento di Bottega storica. Poi, vista la situazione, ci siamo fermati».

La crisi economica non c’entra. La decisione è legata al contratto di affitto dell’immobile, scaduto e non rinnovato. Di sicuro non ospiterà un altro ristorante; probabilmente la proprietà ha altri progetti. Gli inquilini se ne vanno, ma senza polemiche. «Il lavoro non mancava - dice Cinzia Gonella - Ci tocca andare via, a malincuore. Dispiace soprattutto per la storicità. La nostra è stata la seconda gestione più lunga, dopo quella della famiglia Balbo. Mia nonna si ricordava di questo posto perché ci veniva mio nonno nel primo dopoguerra, quando tornava a casa in treno dalla Francia: “El 'ndava sempre a magnare ai s-ciopi”. E come lui tanti emigranti che arrivavano in stazione e si precipitavano in piazza Castello a chiedere un piatto di trippe o di minestra di verze».

L’insegna è sopravvissuta fino ai tempi nostri, la clientela per forza di cose è cambiata. «Abbiamo lavorato molto con i clienti business, che cercavano un ristorante tipico in centro, per poter fare poi una passeggiata. Siamo stati tra i primi ad avere un menu in cinque lingue. Ci è capitato di servire vicentini portati qui per la prima volta da colleghi di lavoro russi o inglesi che ci conoscevano, mentre i locali non ci erano mai venuti. Per molti vicentini il centro storico è un luogo per l’aperitivo, più che per la cena. Ma noi abbiamo sempre lavorato bene lo stesso e ci teniamo a salutare e a ringraziare i clienti che sono passati in tutti questi anni».

Numerosi sono stati anche i vip, soprattutto attori, che si sono seduti agli Schioppi: da Alida Valli a Mariangela Melato, da Renzo Montagnani a Giorgio Albertazzi. E poi Luigi Meneghello, Mario Rigoni Stern, Elio Fiorucci, Alberto Tomba e Martina Colombari, e molti altri.

Un quarto di secolo vissuto tutto d’un fiato, a partire dal 1990, che a voltarsi indietro sembra una vita fa. «Quando abbiamo aperto non c’era la Ztl e all’ingresso sfrecciavano le auto. Adesso non entrano neanche i furgoni per le consegne. La fiera orafa durava di più e portava molto lavoro, Campo Marzo la domenica era preso d’assalto da famiglie e bambini». Quello che non è cambiato nel tempo sono i piatti tipici, dai bigoli al baccalà alla vicentina; ma i gusti (e le ricette di conseguenza) in parte sì.

«La richiesta è di una cucina più leggera - confida Orlando, diplomato all’alberghiero Artusi e cresciuto al “Molin Vecio” alla scuola di Amedeo Sandri -. Ecco che dalla pasta e fagioli sparisce la cotenna, in generale si privilegiano cotture meno lunghe e complesse».

Ventisei anni in cui i titolari hanno raccolto personalmente ogni comanda, a pranzo e cena. «Abbiamo voluto mantenere sempre un rapporto diretto con i clienti».

E adesso? «Stiamo cercando un altro locale in centro, ma è molto difficile. Non ci sono spazi adeguati per un ristorante». Se spuntasse un posto sufficientemente grande, e abbastanza vicino, la storica insegna acquistata nel ’90 con notevole sforzo potrebbe anche essere trasferita. Ma il nuovo ristorante dovrebbe essere veramente, come si dice, a un tiro di... schioppo.

Paolo Mutterle

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