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Vicenza

«Abusi a sei anni
dall’amico di papà»
Un 46enne nei guai

La sala per le audizioni protette dei minorenni realizzata all’interno del tribunale
La sala per le audizioni protette dei minorenni realizzata all’interno del tribunale
La sala per le audizioni protette dei minorenni realizzata all’interno del tribunale
La sala per le audizioni protette dei minorenni realizzata all’interno del tribunale

Diego Neri

La prima a nutrire dei sospetti era stata la nonna, che quel nipotino lo aveva cresciuto. Lo vedeva stranamente triste, chiuso, introverso, e quegli improvvisi scatti di aggressività, apparentemente immotivati, l’avevano spaventata. I dubbi della nonna, dopo le prime verifiche, sono diventati dei macigni. Quel bimbo, 6 anni, sarebbe stato violentato. L’orco non sarebbe questa volta nascosto fra le mura domestiche, ma appena fuori: è il migliore amico del padre.

L’INCHIESTA. La procura, con il pubblico ministero Gava, nei mesi scorsi aveva avviato una delicata inchiesta che nelle prossime settimane porterà ad un’udienza davanti al giudice, che nominerà un perito per valutare se il piccolo possa essere ascoltato da una psicologa. Sul registro degli indagati è stato iscritto M. S., 44 anni, professionista, residente nell’hinterland della città (le iniziali sono a tutela del piccolo, altrimenti riconoscibile): l’ipotesi a suo carico è di violenza sessuale aggravata. L’accusato, difeso dall’avv. Laudato, sconvolto dalle contestazioni, le nega con estrema decisione. La famiglia del bambino, che vive in un altro Comune dell’hinterland, sta valutando se affidarsi ad un legale.

I RAPPORTI. I genitori del bambino, due operai, lavorano e il piccolo passa molto tempo dalla nonna. Il padre è amico da decenni di M. S. e i due si vedevano e si incontravano spesso. Poiché l’amico di famiglia, per via di alcune vicende personali, si era trovato nei mesi scorsi ad avere molto tempo libero, i genitori del bambino in alcune occasioni glielo avevano affidato, anche perché pareva che fra i due vi fosse una certa intesa. Il professionista lo accudiva in casa dei genitori, oppure se lo portava in una tenuta in campagna, nel Basso Vicentino.

LE ACCUSE. Da quanto è stato possibile ricostruire, stando ai racconti frammentari del bambino, gli abusi sarebbero avvenuti almeno in tre-quattro occasioni, fra la primavera e l’estate scorse. Si sarebbe trattato di toccamenti, ma anche di approcci più pesanti, che una visita medica, pur compiuta qualche tempo dopo i fatti, avrebbe consentito di confermare. Da allora, il piccolo avrebbe cambiato atteggiamento, cosa di cui i genitori si erano accorti, attribuendolo però alla crescita. La nonna, invece, ha compreso che al nipote poteva essere accaduto qualcosa di grave ed ha insistito con i genitori affinché lo portassero prima dal pediatra e poi da una psicologa. Avuta notizia dei terribili sospetti, mamma e papà del piccolo si sono recati subito dalla polizia per denunciare l’accaduto, ed hanno interrotto i rapporti con il professionista e con la sua famiglia. Non solo: oggi il bambino è seguito da uno specialista per aiutarlo, un po’ alla volta, a superare il trauma. A detta dei genitori, solo nominare l’(ex) amico di famiglia irrita il piccolo.

LA DIFESA. Il professionista sarebbe caduto dalle nuvole. Ha ammesso di aver avuto qualche discussione con il bambino e di averlo rimproverato quando faceva i capricci; nulla più. «Voglio bene a quel bimbo, non gli farei mai del male».

Diego Neri

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