<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

È catturato all’alba
uno dei rapinatori
dell’assalto col morto

In manette uno dei cinque componenti della gang
che il 3 febbraio aveva colpito alla gioielleria Zancan
Faceva il palo con il kalashnikov fuori dal negozio
I banditi tentano di  entrare nella gioielleria di Zancan con le mazze e i bastoni. ARCHIVIO
I banditi tentano di entrare nella gioielleria di Zancan con le mazze e i bastoni. ARCHIVIO
I banditi tentano di  entrare nella gioielleria di Zancan con le mazze e i bastoni. ARCHIVIO
I banditi tentano di entrare nella gioielleria di Zancan con le mazze e i bastoni. ARCHIVIO

In mano un kalashnikov, calata sul viso una maschera. Gli spari, la fuga a folle velocità, il compagno morto. Ma dopo sei mesi di indagine la svolta. I carabinieri e la procura lo hanno arrestato con l'accusa di tentata rapina a mano armata e tentato omicidio. È il giostraio veneziano Oriano Derlesi, 51 anni, volto noto alle forze dell'ordine e residente in un campo di Pianiga.

IL BLITZ. È stato trovato qui, ieri mattina, quando all'alba è scattato il blitz dei militari. Ora è in carcere a Venezia e gli investigatori sono certi che fosse uno dei complici di Albano Cassol, il bandito ucciso da una fucilata durante l'assalto alla gioielleria Zancan. Le indagini dei militari del nucleo investigativo di Vicenza continuano: all'appello, infatti, mancano ancora tre complici. Ieri mattina, al termine dell'operazione, il procuratore capo Antonino Cappelleri ha definito le prove a carico di Derlesi «robuste e sicure». Tutto è partito con un sopralluogo, durato ore ed ore, subito dopo il colpo. Un lavoro accurato, che ha permesso di raccogliere materiale e reperti. Tra questi anche quello che si è rivelato decisivo. I Ris di Parma hanno analizzato tutto e, alla fine, ad incastrare il giostraio, è stato proprio il Dna. Sembra certo che Derlesi fosse rimasto ferito, probabilmente in modo non grave, mentre faceva il "palo" fuori dalla gioielleria. Su quella Renault Laguna, dove poco dopo era stato trovato il cadavere di Cassol, c'erano anche altre tracce di sangue, le sue.

L'INFERNO A NANTO. Era successo tutto in una manciata di secondi, che però erano sembrati interminabili. A Nanto, quel 3 febbraio, intorno alle 18.30, era scoppiato l'inferno. Davanti alla gioielleria di Robertino Zancan, che si trova lungo la Riviera Berica, si era fermata una Laguna station wagon. C'erano cinque persone, armate, pronte ad assaltare il negozio che, già in passato, aveva subìto rapine, anche violente. In base a quanto era stato ricostruito, anche grazie alle telecamere interne ed esterne, i malviventi si erano divisi i compiti. Mentre due di loro (tra cui secondo gli investigatori Derlesi) erano rimasti all'esterno, vicino all'auto, di vedetta, imbracciando i kalashnikov, altri tre erano passati all'assalto. Uno, a volto scoperto, fingendosi un normale cliente, era entrato chiedendo di vedere alcuni gioielli. Poco dopo l'arrivo del complice. Ma la dipendente aveva capito che qualcosa non andava ed era riuscita a bloccarlo all'interno della bussola. La situazione, in un lampo, era precipitata. I complici avevano provato a liberarlo a colpi di piccone scagliati contro le vetrate della gioielleria. Graziano Stacchio, il benzinaio che gestisce il distributore accanto alla gioielleria, dopo aver urlato, aveva preso un fucile e sparato in aria. I malviventi avevano risposto al fuoco e Stacchio aveva esploso altri colpi. Uno dei banditi, Cassol, era rimasto ferito. Poi il tentativo di fuga. Ma il giostraio, ormai gravissimo, aveva perso il controllo dell'auto che era finita fuori strada, sul Ponte di Nanto. I soccorritori lo avevano trovato già morto.

I COMPLICI. I quattro complici di Cassol erano riusciti a fuggire a bordo di un'Audi che, prima dell'assalto, era stata lasciata a qualche centinaio di metri dalla gioielleria. L'avevano vista in autostrada, qualche minuto dopo, a folle velocità. Poi sei mesi di silenzio. Un periodo in cui le indagini non si sono fermate un attimo, in cui nessun dettaglio è stato trascurato. A partire dalle amicizie della vittima, Albano Cassol che, anche in questo caso, era un volto noto alle forze dell'ordine e che, qualche giorno prima degli assalti era stato visto in un bar del Veneziano insieme al giostraio arrestato ieri.

 

Claudia Milani Vicenzi

Suggerimenti