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Vittime del sisma
Gli amici di penna
aiutano i coetanei

I piccoli studenti della scuola di Borne mostrano le letterine dei loro amici marchigiani
I piccoli studenti della scuola di Borne mostrano le letterine dei loro amici marchigiani
I piccoli studenti della scuola di Borne mostrano le letterine dei loro amici marchigiani
I piccoli studenti della scuola di Borne mostrano le letterine dei loro amici marchigiani

Nelle lettere dei bambini la paura del terremoto, scatta la solidarietà per gli amici di penna.

Era nato come uno scambio di immagini e informazioni sui territori di Valdagno e Fermo ma, dopo il terremoto dell’anno scorso, le lettere da inviare ai coetanei della scuola primaria di Borne sono diventate qualcosa di più importante, uno sfogo ed una richiesta d’aiuto.

Un progetto che da didattico si è trasformato in una mano tesa per la solidarietà e che era nato come un percorso sul riconoscimento dei diritti dei bambini, in particolare per la 4B, del diritto all’amicizia.

L’IDEA. A lanciare l’idea Michela Giarolo, la loro insegnante e referente del progetto. La maestra, per concretizzare quello che aveva in mente, l’anno scorso ha contattato la collega di lettere marchigiana Paola Ferri. La risposta è stata subito positiva ed è stata coinvolta la 4A della scuola “Sapienza”. Da subito i 14 bambini, rispettivamente di Valdagno e di Fermo per un totale di 28 piccoli, hanno iniziato uno scambio di mail tramite la scuola con l’utilizzo anche delle Lim, lavagne interattive multimediali, in classe. Uno scambio di immagini delle proprie cittadine, delle passioni, degli sport preferiti, delle attività scolastiche, dei concorsi vinti, delle gite d’istruzione. Ma poi i piccoli scrivani moderni hanno scoperto le vecchie e care lettere, la penna e la carta, e si sono fatti affascinare da quel mondo.

Smartphone e tablet sono finiti nel cassetto per lasciare il posto ad una busta, un francobollo e all’emozione di aspettare a casa il postino. «Ogni alunno è diventato amico di penna di un bambino della classe gemellata della scuola Sapienza dell’Isc Betti - Spiega Giarolo -. Noi insegnanti non potevamo sperare un coinvolgimento maggiore da parte dei bambini che è andato ben oltre il lavoro didattico e di produzione testi. Ogni bambino ha pescato una lettera degli amici di Fermo e all’inizio li accompagnavamo in posta e a turno andavano allo sportello e imparavano a spedire una raccomandata. Le mail prima e le lettere poi si leggevano in classe, ma pian piano la corrispondenza è diventata individuale e personale».

TERREMOTO. Oggi i protagonisti di questa corrispondenza vecchio stampo hanno concluso la quinta classe e nella loro esperienza durata due anni è entrato prepotentemente il terremoto che ha scosso il centro Italia. «Ad agosto scorso, Fermo è stata colpita dal sisma e quest’esperienza è piombata con prepotenza tra le righe dei bambini - ha concluso Giarolo - I piccoli della Sapienza raccontavano le loro paure, scrivevano cosa volesse dire essere costretti a vivere fuori casa, quali timori facessero nascere in loro le crepe nelle abitazioni e nelle classi della scuola. Noi, assieme ai genitori, abbiamo spiegato cosa stava succedendo in quei paesi e cosa dovevano passare i loro coetanei. Sono stati momenti duri, forti, che comunque sono riusciti a capire e ad elaborare. Ora continuano a scriversi e noi insegnanti ci auguriamo possano proseguire anche in futuro. Le loro lettere sono decoratissime, piene di disegni e racconti personali». Insomma, i colori della vita sono entrati nella corrispondenza di questi piccoli, accantonando per qualche ora le emoticon preconfezionate che intasano le chat di whatsapp e le sterili abbreviazioni che ci accompagnano da quando il mondo è entrato nell’era degli sms. .

Veronica Molinari

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