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«Vent’anni vissuti con le porte aperte
per i bisognosi»

Festa a Novale per Beppe Longo (nella foto) e la moglie Lucia. ZILLIKEN
Festa a Novale per Beppe Longo (nella foto) e la moglie Lucia. ZILLIKEN
Festa a Novale per Beppe Longo (nella foto) e la moglie Lucia. ZILLIKEN
Festa a Novale per Beppe Longo (nella foto) e la moglie Lucia. ZILLIKEN

«Siamo arrivati qui che c'era un metro e mezzo di neve. Io, mia moglie Lucia, i nostri quattro figli ed un obiettore di coscienza». Con 35 gradi ed il sole estivo che picchia forte è difficile immaginare che la coltre bianca ci sia mai stata, al Mucchione. Eppure l'avventura della famiglia di Giuseppe Longo, per tutti Beppe, è iniziata così.

In 20 anni, che vengono festeggiati oggi tra la parrocchia e l'oratorio della frazione di Novale a Valdagno, sono oltre 200 i membri che sono transitati per questa grande famiglia. Il telefono di Longo suona in continuazione. E ogni chiamata nasconde un problema da risolvere.

C'è l'adolescente fuggito da un paese vicino nascosto sotto le ruote di un camion che in quella casa sui colli ci sta stretto, soprattutto senza il wi-fi. Ma c'è anche il giovane musulmano richiedente asilo che deve osservare il Ramadan. Ci sono poi quelli che giovani non sono più e che hanno problemi di diverso tipo, di salute o con la giustizia. Per tutti, Giuseppe apre la porta di casa

«In passato, qualche forza politica ci ha accusato di accogliere proprio tutti -racconta Longo-. Ed effettivamente è vero. Se la capienza ce lo permette, non neghiamo un letto ad alcuno. Chi si occupa dell'accoglienza dice spesso che non ci deve essere un legame affettivo tra operatore ed utente, noi invece vogliamo essere una famiglia per tutti». Il Mucchione segna l'inizio dell'avventura, grazie alla proprietaria della casa-famiglia Livia Letter di Schio che ha concesso un affitto agevolato, così come continuano a fare i nipoti della donna, Giovanni ed Andrea.

Dopo otto anni, il trasferimento a Novale e dopo altri sei anni un nuovo assestamento in contrada Nogareo, nel comprensorio di Castelvecchio. Giuseppe Longo, prima di buttarsi in quest'avventura era autotrasportatore. La moglie Lucia Dal Lago gestiva un negozio di parrucchiera.

Cosa vi ha spinto ad iniziare? «Sveva -risponde l'uomo senza esitazioni-. Era una bimba idrocefala abbandonata in ospedale. L'abbiamo accolta con noi a quattro mesi ed è rimasta con noi per quasi due anni. Secondo quanto ci dicevano i medici, non avrebbe dovuto fare nulla, avere alcuna reazione. Quando chiedevamo ai dottori perché prendesse il biberon o perché, nonostante fosse cieca, reagisse ai pendagli che aveva sopra il lettino, allargavano le braccia.

Da lì abbiamo capito quanto l'amore di una famiglia potesse essere importante ed abbiamo deciso di provare ad estenderlo a chiunque ne avesse bisogno». Un sogno per il futuro? «È qualcosa più di un sogno -conclude Longo-. Ci sarebbe già il progetto di un'oasi di accoglienza per famiglie in difficoltà a Molini d'Agno».

Karl Zilliken

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