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Umberto, l’Archimede della vallata

Umberto Lora nel suo laboratorio con una varietà di attrezzi in ordine “sparso”. MOLINARI
Umberto Lora nel suo laboratorio con una varietà di attrezzi in ordine “sparso”. MOLINARI
Umberto Lora nel suo laboratorio con una varietà di attrezzi in ordine “sparso”. MOLINARI
Umberto Lora nel suo laboratorio con una varietà di attrezzi in ordine “sparso”. MOLINARI

Dalla prima televisione di Valdagno al primo brevetto di sistemi antifurto a microonde. Umberto Lora, classe 1930, non avrà raggiunto la notorietà di inventori come Thomas Edison con la sua lampadina, ma ha sfornato innovazioni tecnologiche che, per la città laniera del dopoguerra, hanno segnato un’epoca. È la sua casa nel quartiere di Ponte dei Nori a parlare di lui: con il suo tavolo di lavoro, che nella stagione estiva si trasferisce in garage, in un ordine che lui stesso definisce “sparso”, dove si può trovare un’infinità di attrezzi che ancora oggi, alla soglia dei novant’anni, lo tengono impegnato in riparazioni di pezzi ormai d’antiquariato per amici e parenti. Da Cologna Veneta il garzone di bottega, che si cimentava in un laboratorio del posto e a casa metteva le mani su giradischi e radio rotte, negli anni Cinquanta torna nella città d’origine della famiglia e nel 1951 apre un piccolo laboratorio in via Bella Venezia a Novale. «In Italia la Rai stava trasmettendo i primi esperimenti di programmi televisivi e io sapevo che il ripetitore di riferimento era sul monte Penice tra Pavia e Piacenza - racconta Lora -. La voglia di vedere la televisione era tanta e ho fatto arrivare dall’America le componenti necessarie a costruire l’apparecchio». Ingegno e passione hanno fatto la loro parte così «Dopo qualche mese era pronto un “14 pollici” - racconta Lora, ritrovando la soddisfazione vissuta in quel momento -. Nel frattempo prima il conte Giannino Marzotto mi mise a disposizione la struttura di Montalbieri, poi un dirigente Enel che si occupava delle centraline Dalle Ore mi offrì un locale, sempre a Castelvecchio, per costruire un’antenna. Eravamo in quattro davanti all’apparecchio quando apparve Fulvia Colombo in quella scatola e dalla felicità ci abbracciammo». Erano i giorni della sagra di Castelvecchio e quel primo televisore visto a Vadagno venne portato in piazza. «Accorsero tutti e secondo me non riuscirono a vedere una sola immagine, considerate le dimensioni della televisione. Il parroco la sera mi fece recitare il rosario con il cappellano, ripetendo che si trattava di un’arte diabolica». E da Castelvecchio il segnale arriva ben presto a Novale, dove Lora monta sul tetto del negozio un’antenna alta 25 metri. Ogni sera c’è la fila per vedere l’unica televisione disponibile in città: «Non ho più avuto pace, ma era una bella pubblicità per la mia attività - sorride con lo spirito del commerciante che riaffiora incontenibile -. Nel 1953 ho venduto al conte Giannino Marzotto la prima televisione, una Allocchio Bacchini e nel 1960 ho inaugurato il negozio in Lungo Agno Manzoni». Sono gli anni in cui la Zanussi lo chiama, con altri 20 tecnici italiani, per mettere sul mercato una serie di apparecchi malfunzionanti, che dovevano essere revisionati da mani esperte prima di poter essere venduti; gli anni in cui, durante l’alluvione in polesine, con la sua licenza di radioamatore conseguita al ministero delle Poste viene mobilitato per tenere i collegamenti con i centri isolati. Durante l’emergenza riesce a formare anche una cinquantina di apprendisti. «Poi negli anni Settanta decido di fondare i “Sistemi allarme Lora” - racconta - e brevetto la protezione perimetrale a microonde, insieme ad una penna, pensata per i cassieri di banca, che alla mancanza di contatto faceva scattare l’allarme per rapina. Il segreto degli impianti antifurto? Nessuno deve sapere come funzionano». Ma di Umberto Lora si ricordano molto bene anche i suoi concittadini che, a Natale, andavano in processione in via Lungo Agno, davanti al suo negozio, ad ammirare le decorazioni, come la stella cometa lunga una trentina di metri fatta di lampadine. «Non di led, ma di lampadine che si illuminavano in alternanza. Era un modo per creare l’atmosfera natalizia quando non esistevano le luminarie, ma anche una buona pubblicità per il negozio». Sorride l’inventore Umberto e sta già pensando a qualcosa che aspetta il suo intervento sul tavolo da lavoro. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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