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Salvi in montagna con il cellulare

Il Soccorso alpino di Recoaro-Valdagno durante un recupero. ARCHIVIO
Il Soccorso alpino di Recoaro-Valdagno durante un recupero. ARCHIVIO
Il Soccorso alpino di Recoaro-Valdagno durante un recupero. ARCHIVIO
Il Soccorso alpino di Recoaro-Valdagno durante un recupero. ARCHIVIO

Il Gps può salvare la vita. E allora parte il corso, unico del Triveneto, della sezione valdagnese del Cai per insegnare a usare il telefono cellulare in montagna. «Saranno 7 appuntamenti, tra teoria e pratica, per imparare ad utilizzare il sistema di posizionamento satellitare e a leggere e orientare le mappe -spiega Enrico Soprana, presidente della sezione-. Quando si affronta un’escursione non è sufficiente avere a disposizione lo smartphone: bisogna sapere usare il Gps. Nello zaino non devono mancare le mappe, la bussola e l’altimetro. Il corso “Come orientarsi in montagna con il gps del proprio smartphone”, nato su impulso del nostro socio Giorgio Romio che è istruttore nazionale di escursionismo, è organizzato con la “Scuola di montagna Gino Soldà” e va ad arricchire l’offerta del Cai per avere una preparazione adeguata ad affrontare i diversi livelli di difficoltà che l’attività in quota presenta. Una scuola intersezionale che vede proprio per questo impegnati istruttori di Valdagno, Recoaro e Arzignano». Un pool di esperti che, dal 19 settembre al 21 ottobre, saliranno in cattedra nella sede di corso Italia il mercoledì alle 20.30 per, poi, accompagnare i corsisti in due escursioni “prova”. Un corso che si rivela indispensabile per chi vuole affrontare le insidie che la montagna può nascondere e che sono testimoniate dai numeri del Soccorso alpino. «Da gennaio ad oggi abbiamo effettuato 19 interventi nelle valli dell’Agno e del Chiampo e, in particolare da giugno le nostre uscite sono state sei -afferma il capostazione dell’area Recoaro-Valdagno, Paolo Dani-. Rispetto all’anno scorso, quando in totale gli interventi sono stati 31 siamo nella media, con un piccolo aumento nella stagione estiva. Il nostro raggio di azione va dal fungaiolo, all’alpinista fino all’escursionista più o meno improvvisato. A giocare brutti scherzi sono sicuramente, il più delle volte, la troppa sicurezza, il partire mal equipaggiati, l’escursione termica improvvisa e il cambiamento del tempo che in quota è repentino. Per sapere come sarà il bilancio di quest’anno dovremo attendere l’autunno che è una stagione in cui la montagna è molto frequentata». Spesso si lascia, per sbaglio o per scelta, il sentiero per imboccare vie in cui è poi difficile districarsi o si perde l’orientamento per il sopraggiungere di nebbia o maltempo. E se la richiesta di intervento al 118 comporta l’alzata in volo dell’elisoccorso si deve a volte anche mettere mano al portafoglio: «In caso di attività ritenute estreme, come alpinismo, arrampicata, parapendio e downhill, se la persona ne esce illesa deve comunque pagare l’uscita dell’elicottero, circa 80 euro al minuto -prosegue Dani-. Per l’intervento a terra, invece, essendo il Soccorso alpino un’associazione di volontariato nulla è richiesto. Anche se sarebbe probabilmente un deterrente per chi, tralasciando le regole che la montagna impone, a volte chiama senza un motivo reale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Veronica Molinari

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