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Quei cani in prima linea
Eroi tra fango e macerie

Le unità cinofile della protezione civile di Valdagno sono chiamate ad operare in tutta Italia
Le unità cinofile della protezione civile di Valdagno sono chiamate ad operare in tutta Italia
Le unità cinofile della protezione civile di Valdagno sono chiamate ad operare in tutta Italia
Le unità cinofile della protezione civile di Valdagno sono chiamate ad operare in tutta Italia

Dal fango di Sarno alle macerie di Amatrice. Ma anche nella lontana Turchia dilaniata dal terremoto. Le unità cinofile della Protezione civile Valle Agno, presieduta da Stefano Bicego, sono sempre state presenti, pronte a partire allo squillo del telefono. Oggi sono 15 coppie di conduttori e cani, alcune già collaudate, altre in fase di formazione, e sono specializzate nella ricerca di persone scomparse.

I volontari sono guidati da Nicola Battilana, istruttore cinofilo della Federazione italiana cani da soccorso e al suo fianco operano l’educatrice Barbara Fumagalli uscita dalla Scuola interazione uomo cane e due figuranti diplomati Fedics, Manuela Reniero e Patrizia Tecchio, oltre all’allievo Dimitri Cecchinato. E domenica sarà proprio Battilana insieme a Joy, springer spaniel di 9 anni, a rappresentare la sezione per il Fedics alla manifestazione “Cani eroi” di Caorle. Il fiore all’occhiello della Protezione civile Valle Agno, non si limita ad essere chiamata ad intervenire sulle Prealpi vicentine o sull’Altopiano di Asiago, dove ormai è di casa, ma in tutto lo Stivale. Lo scorso anno ha accumulato oltre 150 ore di intervento, ma di addestramento il gruppo ne macina anche 3000.

Per formare un’unità cinofila serve almeno un anno e mezzo di lavoro. Ecco allora che nasi puntati a terra o che ispezionano l’aria si possono vedere tutti i giovedì nell’ex cava di via Fioretta a Castello. E si potranno vedere almeno fino al 2026, visto che l’Amministrazione comunale ha appena prorogato il comodato gratuito al comitato della Protezione civile, con possibilità di rinnovo per altri 9 anni.

«Per raggiungere un buon grado di preparazione il calendario prevede uscite dalla mattina alla sera in cui ci si concentra sul lavoro in superficie, in collina o in montagna - ha spiegato Battilana -. È necessario poter addestrare il cane simulando le reali attività di intervento e il conduttore deve sapere utilizzare correttamente le radio, leggere le carte topografiche e gestire il cane in libertà». Grandi spazi aperti, dunque, e possibilmente sempre diversi.

Ma quali sono gli ostacoli che si possono incontrare nell’attività di addestramento? «La difficoltà è di poter continuare l’addestramento nei periodi di apertura della caccia per evidenti ragioni di incompatibilità e limitata libertà. E la restrizione di tenere il cane a guinzaglio, visto che poi durante la ricerca vera e propria deve essere libero».

Diverso discorso vale per il lavoro di ricerca tra le macerie: in quel caso le squadre partono per Montecchio Maggiore dove si allenano al campo allestito in zona industriale e gestito dalla Protezione civile castellana, o emigrano fuori regione o, ancora, utilizzano costruzioni militari dismesse come il forte Sommo della Martinella a Folgaria.

Veronica Molinari

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