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«Non avevo vie di fuga, ho sparato»

L’ingresso dell’edificio che ospita lo spaccio Armani nell’area della periferia produttiva di Trissino
L’ingresso dell’edificio che ospita lo spaccio Armani nell’area della periferia produttiva di Trissino
L’ingresso dell’edificio che ospita lo spaccio Armani nell’area della periferia produttiva di Trissino
L’ingresso dell’edificio che ospita lo spaccio Armani nell’area della periferia produttiva di Trissino

«Non avevo altre possibilità, erano armati e non c’erano vie di fuga. Ho sparato per intimidirli». Inizia con queste parole il racconto di Andrea Corra, 28 anni, il Ranger che nelle prime ore del mattino di martedì ha estratto l’arma d’ordinanza e ha premuto il grilletto. Un colpo d’avvertimento, come si dice in gergo, per allontanare e, appunto, intimidire i quattro malviventi penetrati nello spaccio Armani.

IL RANGER. Andrea Corra, residente nel Padovano, lavora nei Rangers da circa un anno e non è la prima volta che si trova in una situazione difficile, sempre nell’area dello spaccio Armani. Ma Facciamo un passo indietro e torniamo alla notte di martedì. «Quando ci siamo accorti dell’intrusione, in quei pochi istanti, sono sceso dall’auto di servizio e sono corso a ripararmi in un posto sicuro per controllare cosa stesse succedendo - ricorda il Ranger -. Il primo pensiero, istintivo davanti all’ignoto, è di estrarre la pistola dalla fondina e impugnarla. Sono rimasto nel mio punto di osservazione per controllare le azioni degli intrusi».

Poi «quando si sono avvicinati non avevo molte possibilità se non di esplodere un colpo verso terra sperando di sorprenderli e intimidirli. Questo perché loro erano armati e io non avevo nessuna via di fuga. Subito dopo, quando si sono allontanati, ho avuto la soddisfazione di avere impedito che il deposito fosse derubato per l'ennesima volta. Quando poi sono arrivati il collega e i carabinieri abbiamo effettuato la bonifica all’interno del perimetro, nel bosco e nelle zone circostanti». Non è la prima volta che la guardia giurata è costretta ad estrarre l’arma.

«Mi sono trovato nella stessa situazione una mattina della scorsa estate, sempre durante un servizio di monitoraggio allo spaccio Armani. All’epoca alcune persone entrarono come semplici clienti. Fui avvertito dalla responsabile di quattro persone sospette all’interno dell’edificio. Al mio arrivo si misero in fuga. Al contempo la commessa attivò il sistema anti-rapina che blocca le porte. Così mi ritrovai faccia a faccia con uno di loro, che aveva la refurtiva in mano. Lui cercò di colpirmi al volto, inutilmente. Quindi impugnai l’arma di ordinanza per evitare che fuggisse. Lo tenni sotto tiro fino all’arrivo dei carabinieri che lo arrestarono».

LE INDAGINI. Proseguono serrate, intanto, le indagini dei militari dell’Arma della Compagnia di Valdagno guidati dal capitano Mauro Maronese. Un lavoro per scovare i responsabili dell’intrusione particolarmente difficile e complesso.

Il gruppo di ladri che si è mosso con le torce in mano nello stabilimento della “G.A. Operations” in via Stazione 93, infatti, sarebbe sempre rimasto fuori dal raggio di copertura del sistema di video-sorveglianza.

In più, nonostante il Ranger si sia trovato davanti i quattro individui, la sua visuale era compromessa dalla luce prodotta dalle torce.

Subito dopo lo sparo, stando alla ricostruzione degli eventi, la guardia giurata si è nascosta, non riuscendo ancora oggi a fornire indicazioni utili alle indagini che comunque proseguono.

Karl Zilliken

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