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Masso di 30 tonnellate
incombe sui Tomasoni

Il masso pericolante che incombe su contrada Tomasoni
Il masso pericolante che incombe su contrada Tomasoni
Il masso pericolante che incombe su contrada Tomasoni
Il masso pericolante che incombe su contrada Tomasoni

Trenta tonnellate di roccia minacciano la contrada. Ai Tomasoni la paura serpeggia tra gli abitanti e si respira nell’aria. Mentre l’escavatore realizza il vallo provvisorio, che in caso di caduta dovrebbe fermare il masso che incombe sull’abitato, i residenti guardano con ansia.

Sono scattate subito le misure di sicurezza con due ordinanze: una da parte della Provincia e l’altra del Comune. «Quando si modifica l’equilibrio di un versante come è stato fatto in questo caso è ovvio che si determinano smottamenti o fratture nella roccia. Le fessure possono essere molto profonde e dislocare massi di notevoli dimensioni. In passato noi residenti abbiamo più volte puntato il dito verso la sommità di quel crinale e indicato la necessità di rilievi geomeccanici, ma siamo rimasti inascoltati. Ora in contrada c’è forte preoccupazione, soprattutto tra gli anziani» denuncia Igor Brentan, geologo che abita a pochi metri dal vallo. Lo affianca Serafino Frongia, professionista che opera per conto di Studio 3A che opera a tutela dei diritti dei cittadini.

La misura di sicurezza è stata prevista con un’ordinanza emessa d’urgenza dal sindaco Giancarlo Acerbi. «Il fossato di 4 metri d’altezza, 2 sotto il livello del terreno e 2 fuori e lungo 100 metri, viene scavato per precauzione in modo da intercettare e bloccare la roccia in caso di distacco - spiega Maurizio Dal Cengio, dirigente del Comune -. Oggi l’intervento sarà terminato e si potrà procedere con la messa in sicurezza ordinata dalla Provincia che comprende anche una verifica dell’intero versante». Nella seconda fase saranno creati dei fori dove ancorare le funi per imbragare il masso e permetterne la rimozione in sicurezza.

A pochi metri dall’escavatore a vigilare, c’è anche Alessandro Faedo, titolare di Faba marmi che coltiva la cava Grolla: «Appena scoperto il masso abbiamo avvisato l’Ufficio cave della Provincia ed il Comune. Abbiamo partecipato ai sopralluoghi e incaricato la ditta Piccole Dolomiti di risolvere il problema ottemperando a tutte le misure di sicurezza. Dopo procederemo con il progetto per la rimozione e la valutazione della stabilità del versante. È tutto sotto controllo».

Parole che non rassicurano gli abitanti. «Il masso c’è sempre stato, ma non si è tranquilli sapendo che continuano a muoverlo - afferma Ernesto Soldà -. Non si deve aspettare la disgrazia. Quindici anni fa ho rifatto lo spatolato in casa e mi avevano assicurato che sarebbe durato decenni. In poco tempo le vibrazioni provocate dalle mine hanno creato crepe». Andrea Zarantonello si limita a fare sarcasticamente i complimenti al masso: «È bravo ad essere ancora nello stesso punto. Io non lo avevo notato, ma ora che lo so sono più tranquillo se viene messo in sicurezza. Ormai siamo abituati a vivere sotto la cava». La delicatezza della situazione non ha fermato i lavori all’interno dell’area di estrazione: «Mercoledì hanno continuato a sparare le mine - conclude Brentan -. In questi anni abbiamo chiesto interventi di prevenzione e non siamo stati ascoltati. Oggi ci si trova ad agire in somma urgenza. Non vogliamo far chiudere la cava, ma chiediamo tutela per le nostre vite».

Veronica Molinari

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