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«Massimo non doveva passare di lì»

Le auto distrutte nel tragico incidente mortale lungo la variante alla 246 a Cereda di CornedoMassimo Ricatti, 52 anni
Le auto distrutte nel tragico incidente mortale lungo la variante alla 246 a Cereda di CornedoMassimo Ricatti, 52 anni
Le auto distrutte nel tragico incidente mortale lungo la variante alla 246 a Cereda di CornedoMassimo Ricatti, 52 anni
Le auto distrutte nel tragico incidente mortale lungo la variante alla 246 a Cereda di CornedoMassimo Ricatti, 52 anni

«Quando sono arrivato mi sono trovato davanti a una scena apocalittica e quando ho riconosciuto Massimo sono scoppiato in lacrime». Per una casualità, mercoledì pomeriggio, è stato l’amico di una vita di Massimo Ricatti uno dei primi a precipitarsi sul luogo dell’incidente costato la vita all’istruttore cinefilo di 52 anni di Monte di Malo e a Giulia Rossi, operaia valdagnese di 28. Nello scontro è rimasta ferita anche la figlia maggiore di Giulia Rossi, 8 anni appena, ancora ricoverata in condizioni gravissime a Vicenza.

Moreno De Rosso, 52 anni, infermiere professionale residente a Cereda di Cornedo, è stato allertato dalla moglie, arrivata sulla variante alla 246 pochi minuti dopo lo schianto perché diretta a Valdagno. «Mi ha chiamato per dirmi che era successo un disastro e di raggiungerla subito perché c’era bisogno di aiuto. Appena arrivato ho capito che i conducenti non ce l’avevano fatta. A quel punto sono andato dai bambini, il più piccolo era vigile, mentre la bambina mi è parsa subito molto grave». «Quando ho sentito le sirene dell’ambulanza ho lasciato la bimba con gli operatori della Croce Europa e sono andato a vedere l’altra auto. In quel momento ho riconosciuto Massimo e quando ho visto che non c’era nulla da fare sono scoppiato in lacrime». Piangendo, De Rosso è tornato dalla bambina «con il medico del 118 le abbiamo prestato le prime cure, poi è arrivato l’elisoccorso».

Ma sono anche altri i dettagli difficili da accettare. «La figlia di Massimo - aggiunge De Rosso - ha saputo di quanto accaduto dal tam tam dei social network, una cosa indegna. E poi i cani di Massimo, deceduti nello scontro, erano stati lasciati nell’auto. Ma come si fa? Sono andato io ieri (giovedì per chi legge, ndr) a prenderli dal mezzo posto sotto sequestro, con i vigili che controllavano, e a metterli nei sacchi per poterli poi cremare. Com’è possibile una cosa del genere? Oltre all’aspetto igienico-sanitario, è anche questione di rispetto, anche sapendo quello che quei cani rappresentavano per Massimo. È inaccettabile». Tra l’altro Ricatti, sottoposto ad autopsia, non avrebbe dovuto essere lì in quel momento. «Si stava recando a Marana in un centro per persone con gravi disabilità psichiche dove aveva iniziato a lavorare da qualche mese - ricorda De Rosso - ma aveva fatto un cambio turno. Non era quello il suo orario, per dire come il destino possa essere tremendo a volte». «Ho perso l’amico di una vita - ha la forza di dire - siamo nati e cresciuti a Valdastico, nella frazione di Seghe di Velo, ricordo le partite di pallone, la pesca nel torrente, i campeggi, l’obiezione di coscienza e il volontariato con persone disabili».

Intanto, nel reparto di terapia intensiva pediatrica del San Bortolo, guidato dal dott. Massimo Bellettato, la figlia di Giulia Rossi sta lottando per la vita. La piccola, che non viene lasciata dal papà, è stata operata dall’équipe del primario di chirurgia pediatrica Fabio Chiarenza e dovrà essere sottoposta a un nuovo intervento per gli altri traumi. Il web la sta sostenendo. Sono centinaia ormai gli utenti dei social network che le hanno dedicato un pensiero o una preghiera. Il padre, che aggiorna periodicamente il profilo Facebook per tranquillizzare gli amici circa le condizioni di salute della piccola, può trovare così un po’ di conforto. Anche Massimo Ricatti, noto addestratore cinofilo, padre di due figli e marito affettuoso, viene ricordato tramite la rete. In lutto infatti molte pagine dedicate agli amanti degli animali.

Alessia Zorzan Karl Zilliken

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