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La sfida di Chiara «Vita da casara in mezzo ai maschi»

Chiara Tessaro in tenuta da lavoro fra i “suoi” formaggi. FOTO CRISTINA
Chiara Tessaro in tenuta da lavoro fra i “suoi” formaggi. FOTO CRISTINA
Chiara Tessaro in tenuta da lavoro fra i “suoi” formaggi. FOTO CRISTINA
Chiara Tessaro in tenuta da lavoro fra i “suoi” formaggi. FOTO CRISTINA

Prima di lei si faceva solo il latte che veniva poi venduto. Poi l’inizio del lavoro di Chiara Tessaro nell’azienda agricola di famiglia è coinciso con la produzione di formaggi, burro, ricotta. Sono tanti i tratti originali di una storia bella quanto semplice come lo sono i racconti di montagna. Chiara innanzitutto è una ragazza e quello del casaro è da sempre un mestiere maschile: «Non è facile trovare stivali e abbigliamento da lavoro perché le taglie sono pensate per gli uomini». Altra singolarità l’età: 23 anni. «Ho ereditato la passione per questo lavoro e per questa vita dai miei genitori e dai miei nonni». Chiara ha iniziato da autodidatta, a 17 anni, quando frequentava a Valdagno l’istituto tecnico commerciale Luzzatti. «Dopo un paio d’anni “di prova” ho capito che sarebbe stata la mia strada e non ho cercato altro». Ora è lei l’anima del caseificio. La sveglia suona alle 6 e alle 7 è già al lavoro. «Trovo il latte munto e lo scremo. Con la panna faccio il burro e con il latte del mattino, mischiato a quello della sera creo formaggi, caciotte, ricotte e fioretta». Un lavoro che dà soddisfazione ma anche pesante: «Sollevare 12 chili di formaggio con il siero a quasi 50 gradi non è facile ma il risultato ripaga della fatica». Questo è solo il primo passo perché come diceva il nonno: “Ghe vole un mato per fare il formaggio ma un savio per mantenerlo”. Ed è proprio nel lavaggio, nella salatura, nel trovare la temperatura giusta che si vede la bravura del casaro. Chiara sa bene che le sue creazioni vanno coccolate e tenute d’occhio ogni giorno perché il risultato sia delizioso. La sua base operativa è in località Erseghi in contrada Balpese a 700 metri non distante dal rifugio della Gazza. La giovane ha una passione anche per gli animali e la natura. «Le mucche hanno tutte un nome, sono con noi anche da 15 anni. Abbiamo vitelli, capre, galline e mi piace portare avanti un progetto di fattoria didattica. Abbiamo ospitato dei bambini e vorrei che diventasse un appuntamento fisso con le scuole». In estate quando i formaggi sono pronti per la vendita e il caldo si fa sentire Chiara va in alpeggio e porta le mucche ai 1400 metri di malga Bovental, dopo Campogrosso. Qui per tre mesi vive a contatto con la natura. «Ci vado da quando ero bambina e ogni anno attendo questo momento. Il telefono non ha segnale, non c’è televisione anche perché non c’è elettricità. Si vive seguendo i ritmi della natura e non è affatto male». Uno stile di vita che per la stragrande maggioranza dei suoi coetanei sembrerebbe un incubo: lontani da smartphone e diavolerie elettroniche che occupano la mente più del dovuto, ma a Chiara non mancano: «Sto bene così. L’ho scelto io. Lavoro con i miei ritmi anche se l’impegno non conosce soste: durante la settimana faccio il formaggio e la domenica lo vendo». Pochi sanno che è lei a realizzare i prodotti. «Non lo dico perché non me lo chiedono. A me va bene così». Il suo sogno nel cassetto ora è aprire un agriturismo e, vista la sua determinazione, c’è da credere che non passerà molto tempo. •

Luigi Cristina

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