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La Marlboro è solo un ricordo

L’ingresso dello spaccio a Maglio di Sopra dove un tempo si producevano i marchi Marzotto.  MASSIGNAN
L’ingresso dello spaccio a Maglio di Sopra dove un tempo si producevano i marchi Marzotto. MASSIGNAN
L’ingresso dello spaccio a Maglio di Sopra dove un tempo si producevano i marchi Marzotto.  MASSIGNAN
L’ingresso dello spaccio a Maglio di Sopra dove un tempo si producevano i marchi Marzotto. MASSIGNAN

C’era una volta la Marlboro che poi è diventata “Mcs Cavaliere srl” e che da oggi potrebbe rimanere solo un ricordo. Il brand che è stato un simbolo per la città potrebbe sparire cancellato dalla sentenza di fallimento del tribunale di Venezia del 13 ottobre. E a rischio chiusura c’è anche lo storico spaccio di abbigliamento a Maglio di Sopra con i suoi 6 dipendenti, oltre a quello a Brendola con 5 lavoratori.

Dal 2015 i lavoratori Mcs del Emerisque brands group dell’imprenditore indiano Ajay Khaitan lasciavano la città il mattino presto per tornare solo in serata dopo una giornata negli uffici di Mestre. Il pullman aziendale era stata una conquista dopo la battaglia, a suon di cortei ed incontri, per mantenere i posti di lavoro.

Ora, da pochi giorni, il mezzo con l’autista non c’è più e gli 8 dipendenti sono costretti ad andare in macchina. Quando la sede a Maglio di Sopra era stata chiusa, gli impiegati che si erano “salvati” con le trasferte nel veneziano erano 90. Ben presto il trasferimento aveva dimezzato i pendolari valdagnesi. Attualmente a Mestre i dipendenti Mcs sono 22 di cui 15 di Valdagno: oltre agli 8 “viaggianti” gli altri sono in maternità, aspettativa o hanno trasferito lì l’abitazione. Ora con sentenza di fallimento della ex “Malboro classics” e di “Industries sportswear company”, entrambe del gruppo Emerisque sono stati nominati due curatori: Nereo De Bortoli e Gianluca Vidal. Le udienze dello stato passivo a fine gennaio a Venezia.

POSTI A RISCHIO. A rischio ci sono 350 posti di lavoro tra dipendenti in sede e nei negozi, di cui un centinaio di Mcs. Massima cautela dalla Femca Cisl da dove Sergio Polzato commenta: «Siamo in un momento delicato e stiamo facendo l’impossibile per salvare i posti di lavoro». Giuliano Ezzelini Storti, segretario territoriale Filctem Cgil ed ex Rsu di Mcs non esita a esprimere la «grande amarezza per quanto sta succedendo. Questo avviene perché manca una politica industriale. È necessario che il governo non lasci soli i lavoratori e i sindacati, e impedisca che i nostri marchi diventino “terra di conquista” di fondi stranieri che guardano solo al profitto». Igor Bonatesta della Uiltec Uil aggiunge: «Speravamo che il passaggio sortisse effetti migliori. Ancora oggi Mcs è un marchio di valore e si doveva aggredire di più il mercato. Questa sentenza di fallimento è in continuità di attività, quindi la speranza è che non sia ancora stata messa la parola fine visto il curatore tenterà la vendita».

L’OUTLET. All’outlet di via dei Lanifici le bocche sono cucite e dal via vai dei clienti sembra che lo spettro del fallimento sia rimasto nelle aule lagunari. Il fatturato Mcs nel 2016 si aggirava sui 60 milioni di euro contro i 110 milioni del 2012. Elena Pozzolo è una dipendente Mcs in distacco sindacale per Uiltec Vicenza ed Rsu di Mcs: «Per un anno e mezzo ho usufruito anch’io del pullman per andare a Mestre. Ora c’è tanta amarezza perché qualunque imprenditore degno del nome avrebbe saputo risollevare un marchio con un prodotto richiesto, un mercato presente e una squadra competente. Siamo caduti nelle mani sbagliate e non festeggeremo il trentesimo del brand che ricorreva proprio quest’anno». Anche il sindaco Giancarlo Acerbi è al lavoro: «Lavoreremo con i sindacati per non perdere un marchio storico e un pezzo di storia cittadina qual è lo spaccio all’interno dello stabilimento del Maglio».

Veronica Molinari

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