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Il tessile scende in piazza
Scioperano in trecento

Erano circa trecento ieri in presidio davanti alla Marzotto. MASSIGNAN
Erano circa trecento ieri in presidio davanti alla Marzotto. MASSIGNAN
Erano circa trecento ieri in presidio davanti alla Marzotto. MASSIGNAN
Erano circa trecento ieri in presidio davanti alla Marzotto. MASSIGNAN

Valdagno torna centro di protesta sindacale. Qui, dove la dinastia dei Marzotto ha creato il cuore del tessile nazionale, le organizzazioni sindacali provinciali hanno scelto di manifestare in occasione dello sciopero nazionale in difesa del contratto dei lavoratori del Sistema Moda Italia.

Una scelta non casuale ma legata proprio al ruolo storico che rappresenta il piazzale di Largo Margherita, davanti a quella portineria che in 180 anni di vita ha visto passare attraverso i cancelli della fabbrica decine e decine di migliaia di lavoratori di più.

Così, ieri, tra lavoratori del tessile, delle confezioni e accessori moda, a manifestare in città sono stati circa in 300. Per un’ora, a partire dalle 9, i manifestanti hanno effettuato un presidio davanti alla portineria dello stabilimento. Poi, scortati da carabinieri e dagli agenti della polizia locale “Valle Agno”, si sono mossi in corteo fino in piazza del Municipio, attraversando il mercato dove al contempo hanno svolto volantinaggio.

«Era da vent’anni – sottolineano Roberta Zolin, Veronica Reccardini e Igor Bonatesta, rispettivamente segretari generali provinciali di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil -, che non incrociavamo le braccia in occasione del rinnovo del contratto. In questo tempo una soluzione è sempre stata trovata. Questa volta la trattativa, dopo 6 mesi di difficili incontri, si è interrotta a causa di una posizione intransigente, indisponibile e incomprensibile dell’associazione imprenditoriale di Sistema moda Italia».

«Il Sistema Moda Italia – proseguono i tre rappresentanti sindacali -, chiede una riduzione dei diritti su malattia, ferie, inserire lo straordinario obbligatorio, controllo unilaterale sui tempi di lavoro, maggior flessibilità. Ma anche di introdurre la verifica di inflazione ex post, ovverosia a fine di ogni anno, anziché prevedere gli aumenti in busta paga. Questo porterebbe ad avere un contratto nazionale con nessuna certezza sugli aumenti. Senza contare che di chiede addirittura la restituzione dei 72 euro riferiti al precedente rinnovo. Temiamo così che si voglia ridurre il potere della contrattazione aziendale. Con questo sciopero ribadiamo che abbiamo diritto ad avere un contratto, un salario o uno stipendio dignitoso. Un contratto, ancora, che ci tuteli sia nei diritti sia nella parte economica». econdo i segretari generali provinciali, confortati anche dai delegati delle Rsu (tra i tanti presenti anche quelli di Pal Zileri, Valentino, Marzotto, F2, ex Raumer ora Miroglio, Tintex e Sinv), allo sciopero di ieri hanno aderito circa l’ottanta per cento dei dipendenti delle aziende vicentine.

Giorgio Zordan

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