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Il bocciodromo dimenticato da 3 anni

La sede del dopolavoro aziendale Marzotto in via Lungo Agno Manzoni. VE.MO.Alvaro Maiolini, portavoce degli ex soci rimasti senza impianto. VE.MO.
La sede del dopolavoro aziendale Marzotto in via Lungo Agno Manzoni. VE.MO.Alvaro Maiolini, portavoce degli ex soci rimasti senza impianto. VE.MO.
La sede del dopolavoro aziendale Marzotto in via Lungo Agno Manzoni. VE.MO.Alvaro Maiolini, portavoce degli ex soci rimasti senza impianto. VE.MO.
La sede del dopolavoro aziendale Marzotto in via Lungo Agno Manzoni. VE.MO.Alvaro Maiolini, portavoce degli ex soci rimasti senza impianto. VE.MO.

Erbacce che si fanno spazio nel cemento, fili che pendono dalla copertura ed un pesante lucchetto che chiude da tre anni il cancello che per anni è stato l’ingresso del bocciodromo dell’ex Dopo lavoro aziendale Marzotto. Un silenzio quasi spettrale che stride con il vociare a cui i valdagnesi erano abituati passando in via Panzini.

LA SITUAZIONE. Girato l’angolo, sotto i portici, le vetrate impacchettate da carta che nasconde lo storico bar Dam. L’unica insegna rimasta, stropicciata e poco visibile, è quella con la scritta vendesi. E se si sollevano gli occhi al cielo la storia non è diversa: dove una volta c’erano una biblioteca e la sede di 25 associazioni regna l’abbandono. Non si tratta di un edificio nella periferia della città, ma nel cuore della Città dell’Armonia che ha perso un pezzo importante del suo patrimonio urbanistico e sociale.

IL TESTIMONE. A raccontare il senso di vuoto nel tornare dove prima c’era un vitale punto di riferimento per centinaia di residenti è Alvaro Maiolini che ha trascorso un decennio dentro il bocciodromo Dam: «Quando a fine 2014 la proprietà, “Immobili e Partecipazioni” del gruppo Marzotto, non ha rinnovato il contratto all’associazione bocciofila Marzotto pensavamo fosse per utilizzare in altro modo lo spazio. A distanza di tempo tutto è rimasto come l’abbiamo lasciato noi soci dopo che abbiamo dovuto togliere le nostre cose e lasciare la struttura. Oggi, capita a molti di passare davanti a quella che è stata un glorioso campo anche di allenamento e ci chiediamo se è proprio arrivata la parola fine o se c’è una speranza di riaprirla. Il bocciodromo è stato voluto e costruito, come ciò che lo circonda, da Gaetano Marzotto per i suoi operai che ora si trovano in giro per la città senza un punto di riferimento». Tra le quattro piste sono nati i miti del gioco delle bocce, come Mario Marchesini uno dei più grandi colpitori che giocava spesso in coppia con Nino Forte. Ma anche atleti che ancora gareggiano come Renato Besco e Gianfranco Moretto.

LA RICHIESTA. «Valdagnesi costretti ad andare a giocare a Cornedo su due piste che gli appassionati si contendono essendo aperte solo il pomeriggio - ha continuato Maiolini - Chi, come me, trascorreva il tempo tra questi steccati non solo a giocare, ma a parlare tra amici e ricordare gli anni del lavoro ora si sente perso. Oggi vogliamo chiedere ai valdagnesi e al sindaco, Giancarlo Acerbi, se dobbiamo arrenderci e perdere così per sempre una risorsa che ha fatto la storia delle bocce a livello regionale e che ha portato atleti nelle competizioni nazionali. In 20 anni l’associazione ha investito 50 mila euro autofinanziandosi, contava 240 soci e centinaia di persone entravano e uscivano da quei cancelli. Ora non è rimasto nulla. L’associazione, affiliata al Centri sportivi aziendali industriali e riconosciuta dal Coni, ha tenuto duro per 2 anni e ha dovuto arrendersi. È stata sciolta dopo oltre 50 anni di storia. Questa è una competizione che vorremmo vincere con un recupero che, in questo momento purtroppo, ha il sapore del miracolo. Una vittoria bocciando al volo come sanno fare solo i grandi campioni, magari, in coppia con l’Amministrazione».

Veronica Molinari

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