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Guerra dell’aceto Il Consorzio diffida la ditta vicentina

I proprietari della Balsameria di Casa Lovato accanto alle botti di invecchiamento. CARIOLATO
I proprietari della Balsameria di Casa Lovato accanto alle botti di invecchiamento. CARIOLATO
I proprietari della Balsameria di Casa Lovato accanto alle botti di invecchiamento. CARIOLATO
I proprietari della Balsameria di Casa Lovato accanto alle botti di invecchiamento. CARIOLATO

Galeotto fu il sito Internet. Insorge il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, che tramite l’avv. Massimo Piazza di Parma diffida la “Balsameria Casa Lovato” di Nogarole Vicentino (i titolari sono di Trissino) di usare i termini “Balsamico”, “Aceto” e “ Balsamico” nell’etichettatura, nella presentazione del prodotto al pubblico, ma anche nelle comunicazioni promozionali ai consumatori, pena il ricorso a vie legali. Cosa è successo perché il grande Consorzio di Modena si inalberi per la difesa del marchio contro la piccola “Balsameria” vicentina? Innanzitutto, sul sito Internet il prodotto vicentino viene sistematicamente presentato con le denominazioni “Balsamico”, “Aceto Balsamico” nelle ricette, arrivando a scrivere “che sia di Modena o che sia di Nogarole, l’Aceto Balsamico può essere sfruttato in mille modi in cucina”. Viene tirata in ballo anche la grammatica italiana, affermando un uso distorto dell’aggettivo “Balsamico”, che si può usare solo quando funge da predicato o attributo di nomi di prodotti con le qualità del balsamo: non è il caso di “Il balsamico di Casa Lovato”, perché, come si legge nella confezione, è fatto di ingredienti non balsamici, come mosto d’uva cotto, aceto di vino e succo di ciliegia concentrato. E arriva dal consorzio modenese la grave accusa che ”la condotta la “Balsameria di Casa Lovato” fornisce indicazioni false e ingannevoli suggerendo che i suoi prodotti hanno la stessa origine o la stessa natura o le stesse qualità del prodotto tutelato “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena” Dop.” Insomma, è concorrenza sleale. Dieci giorni di tempo per desistere dall’uso dei termini “Balsamico” e “Aceto Balsamico”. Ad avvocato risponde avvocato. L’avv. Casini di Crema ribatte punto su punto: chiarisce che per quanto riguarda «il messaggio su Internet si è trattato di un errore di chi ha curato la comunicazione, che in buona fede ha fatto riferimento al prodotto tutelato. Ogni riferimento, che, comunque, non rappresentava il centro del messagio, è stato rimosso. Non c’è nessun intento illecito sull’utilizzo del termine “Balsamico”, perché sottintende semplicemente il termine “condimento”, perfettamente leggibile in etichetta e lo si usa per indicare la medologia produttiva, l’invecchiamento in barrique, che conferisce un inconfondibile carica aromatica e un sapore agrodolce: è un “bouquet” particolare con caratteristiche bromatologiche. “Balsamico”, sì, ma in senso figurato». Non ci son dubbi: va respinto il sillogismo tra “Balsamico e/o Condimento balsamico” e “Aceto Tradizionale Balsamico di Modena” come già confermato dalla Suprema Corte e dalla commissione Europea. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Aristide Cariolato.

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