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Il dibattito

Fusione tra Comuni
«Se nasce Recoagno
si potrà investire»

Una veduta di Recoaro, paese  al centro del dibattito per l’idea di fusione con Valdagno. FOTO MASSIGNAN
Una veduta di Recoaro, paese al centro del dibattito per l’idea di fusione con Valdagno. FOTO MASSIGNAN
Una veduta di Recoaro, paese  al centro del dibattito per l’idea di fusione con Valdagno. FOTO MASSIGNAN
Una veduta di Recoaro, paese al centro del dibattito per l’idea di fusione con Valdagno. FOTO MASSIGNAN

RECOARO. Tirato in ballo dal collega di Valdagno Giancarlo Acerbi, il sindaco di Recoaro Terme Giovanni Ceola spalanca le porte alla fusione tra le due realtà della Valle dell’Agno, anzi si augura che la proposta trovi consensi anche a sud. Insomma, se i residenti lo vorranno in futuro potrebbe nascere “Recoagno”.

Sindaco, la proposta di fusione tra Valdagno e Recoaro la trova d’accordo?

Sì, lo stato di cose attuale impone di ragionare in quest’ottica innanzitutto per continuare a garantire buoni servizi ai cittadini e anche per il funzionamento della macchina amministrativa.

A Recoaro cosa non va?

Come per altre realtà ci sono vincoli da rispettare, ad esempio quello di un’assunzione ogni quattro pensionamenti. Da quando sono in carica, i dipendenti sono scesi da 34 a 28 e abbiamo tre operai comunali. Con questi numeri anche la piccola manutenzione di strade ed edifici pubblici diventa difficile.

La fusione cosa cambierebbe?

Per prima cosa Recoaro avrebbe 500 mila euro l’anno in più per 10 anni di trasferimenti dallo stato. Inoltre ci sarebbe la deroga all’obbligo di contenimento per il personale, vale a dire la possibilità di assumere e per cinque anni l’esclusione dagli obiettivi di finanza pubblica, quindi maggiore capacità di spesa.

Una capitolo di spesa particolarmente oneroso per le casse di Recoaro quale è?

Sicuramente il comprensorio sciistico di Recoaro Mille. La manutenzione straordinaria è a carico del Comune ed è molto gravosa. Gli impianti sono usati da tantissimi valdagnesi e valligiani quindi poter gestire non più da soli questa situazione sarebbe un enorme sollievo economico.

L’unione, in questo caso la fusione, fa la forza: ne è convinto?

Sì, è così. Basti pensare a quando con tutti i colleghi di valle siamo andati a Mestre per discutere di Pedemontana e di quarto lotto della strada provinciale 246. L’unità di intenti e il fatto di rappresentare 60 mila persone dà un altro peso alle azioni.

Insomma, “Sei Comuni una città”, slogan che sembrava passato di moda, è di nuovo attuale...

Sì, a mio parere la fusione con Valdagno dovrebbe riguardare mano a mano anche Cornedo e gli altro Comuni della vallata.

E il campanilismo? Chi lo dice agli abitanti delle contrade?

La fusione non vuol dire perdita delle tradizioni e specificità, quelle rimangono un patrimonio che ci teniamo stretto, a fronte però di grossi vantaggi economici.

Da contrada Parlati al municipio di Valdagno sono, tra andata e ritono, 30 chilometri. Tanti per un documento.

Con la fusione i servizi verranno potenziati. Quelli per i cittadini rimarranno a Recoaro, come l’anagrafe, mentre per gli uffici tecnici ci sarà un’unica sede per razionalizzare le risorse. Inoltre si va verso la digitalizzazione.

Recoaro ha grossi finanziamenti in quanto comune di confine con il Trentino: andrebbero persi?

No, perché saremmo comunque un comune di confine. Già ora Valdagno proprio per il fatto di confinare con Recoaro ha avuto delle somme per il tratto di pista ciclabile da Novale a San Quirico.

E l’idea di passare col Trentino?

Non mi convince anche perché finora ho visto molti tentavi e ben pochi successi.

In concreto il progetto quando potrebbe partire?

Abbiamo commissionato alla Regione uno studio di fattibilità e attendiamo risposta.

L’integrazione con Valdagno passa anche dallo sport.

Sì, ma anche il turismo con terme e “Citta sociale” potrebbe costituire un polo d’attrazione.

Luigi Cristina

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