<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Ergastolo al custode killer»

I carabinieri durante i rilievi nella proprietà di Villa AduaFrancesca BenettiAntonino Bilella
I carabinieri durante i rilievi nella proprietà di Villa AduaFrancesca BenettiAntonino Bilella
I carabinieri durante i rilievi nella proprietà di Villa AduaFrancesca BenettiAntonino Bilella
I carabinieri durante i rilievi nella proprietà di Villa AduaFrancesca BenettiAntonino Bilella

Carcere a vita, con l’isolamento diurno per sei mesi. È la durissima richiesta della procura di Grosseto per Antonino Bilella, 71 anni, il custode del podere di Gavorrano, in Maremma, accusato dell’omicidio dell’insegnante valdagnese Francesca Benetti. Per i pubblici ministeri toscani Nassi e Ferraro l’unico imputato è responsabile anche dell’occultamento del cadavere della vicentina di 55 anni, sparita nel nulla il 4 novembre 2013, ma anche di stalking e violenza sessuale ai danni della professoressa in pensione. Le parti civili gli hanno presentato ieri, davanti alla Corte d’Assise, le richieste dei danni: 4 milioni di euro, in totale. Due li hanno sollecitati i figli della vittima, altri due il fratello Alessandro, di Valdagno, anche a nome della madre ormai morta.

In due giorni (nove ore lunedì, altrettante ieri), le accuse pubblica e privata hanno ricostruito quanto accadde prima del 4 novembre di tre anni fa e in quel drammatico giorno nel podere maremmano, dove Francesca abitava da qualche tempo (aveva un’altra casa a Follonica). La settimana prossima toccherà alla difesa - Bilella si è sempre proclamato innocente - e quindi i giudici leggeranno la sentenza.

Tramite il telefonino di Benetti i carabinieri hanno contato 357 chiamate fatte dal custode, da giugno al 4 novembre. Quella di Billela per Francesca era diventata un’ossessione. Per i pm l’imputato si informava su quale stabilimento balneare frequentava l’estate in Toscana; la aspettava ovunque e la chiamava anche 6-7 volte al giorno. Lei aveva parlato con amici e parenti di alcuni comportamenti molesti, che hanno indotto la procura all’accusa di violenza sessuale. Bilella non ha mai parlato. O meglio, in due occasioni, inizialmente come testimone, poi in veste di indagato, ha spiegato perchè avesse buttato via il pianale della sua automobile. «Era sporco di sangue». Alla domanda dei magistrati come facesse a sapere che fosse sporco di sangue (è quello di Francesca) se la notizia non era mai stata appurata, egli si è chiuso nel silenzio. Lui l’avrebbe uccisa in casa, dopo che l’aveva chiamata nel podere, e quindi si sarebbe disfatto del corpo, parcheggiando l’auto di lei davanti alla stazione di Follonica.

Per gli inquirenti - che hanno ricordato anche un delitto avvenuto nel 1976, con Bilella come sospettato - il custode ha sempre cercato di sviare i sospetti.

Diego Neri

Suggerimenti