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Ditta al lavoro il 25 aprile per fare il ponte del 1

Una manifestazione per il 25 aprile. Polemica per la decisione di un’azienda di far lavorare i dipendenti
Una manifestazione per il 25 aprile. Polemica per la decisione di un’azienda di far lavorare i dipendenti
Una manifestazione per il 25 aprile. Polemica per la decisione di un’azienda di far lavorare i dipendenti
Una manifestazione per il 25 aprile. Polemica per la decisione di un’azienda di far lavorare i dipendenti

Eugenio Marzotto Giorgio Zordan Niente Festa della Liberazione alla Metalpres di Castelgomberto. Lo ha comunicato l’azienda alle maestranze, dopo aver effettuato un sondaggio tra i dipendenti e dopo un’intesa con le Rsu interne che ha portato ad un accordo, prevedendo di lavorare mercoledì prossimo per stare a casa dal 30 aprile al 2 maggio. Un accordo che ha suscitato l’indignazione ed una ferma presa di posizione da parte della Fiom-Cgil e dell’Anpi che ha ritenuto una provocazione la sola proposta di lavorare il 25 aprile. Ma la volontà dei dipendenti ha avuto la meglio, almeno stando dai termini dell’intesa firmata da tutte le sigle dei metalmeccanici, compresa la Fiom aziendale. «Il giorno in cui l’Italia venne liberata dal regime nazifascista – stigmatizzano Cgil e Anpi - per il proprietario della Metalpres, Armando Donazzan, non è ritenuto festa nazionale». Queste di fatto le indicazioni dell’azienda e i termini dell’intesa con i lavoratori: «La direzione informa che il 25 aprile non verrà considerato come un giorno festivo ma verrà regolarmente svolta l’attività lavorativa. Si precisa che la chiusura per festività prevista il 25 verrà recuperata il 30 aprile. Infatti la società Metalpres srl rimarrà chiusa dal 30 aprile al 1 maggio. L’attività lavorativa riprenderà regolarmente mercoledì 2 maggio». La sostanza dell’accordo prevede che il 25 aprile si lavori e in compenso i dipendenti potranno fare il ponte del primo maggio. «Troviamo inaudito - commenta Marco Maraschin della Fiom-Cgil - un atteggiamento del genere da parte dell’azienda. Ritenere che il 25 aprile non sia festa nazionale ed addirittura rimarcare che non la si ritiene tale significa cancellare la storia». Ma sull’accordo firmato dai rappresentanti aziendali di Fim, Uilm e la stessa Fiom, lo stesso Maraschin aggiunge: «Le Rsu sono autonome e non sono tenute ad avere la nostra stessa linea, ma il problema è un altro. Secondo noi in questa maniera l’azienda disconosce il valore della Liberazione». «Questi fatti non vanno sottovalutati. Creano un precedente grave - aggiunge Giuliano Ezzelini Storti, responsabile della Cgil di Valdagno - che non possiamo accettare. Si torni ad un tavolo a ragionare». Dura anche la reazione dell’Anpi. «Quella della Metalpres per noi è una provocazione – dichiara Danilo Andriollo, presidente provinciale Anpi - e dev’essere respinta perché tende a svalorizzare la festività civile e laica per eccellenza. Dichiarare il 25 aprile giorno lavorativo significa impedire ai dipendenti di partecipare, qualora lo desiderino, alle tante manifestazioni che si tengono anche nella vallata dell’Agno». Il 25 aprile dunque sdoganato e in parte dagli stessi lavoratori che hanno accettato le richieste dell’azienda, complice anche un aumento delle commesse industriali. L’accordo con le Rsu apre di fatto un nuovo fronte nelle dinamiche sindacali e la stessa azienda l’ha capito per tempo, trovando un’adesione destinata a far discutere. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Eugenio Marzotto Giorgio Zordan

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