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Così è rinata la “Croxe del Martin”

La Croxe del Martin è ritornata al suo posto, più bella e luminosa che mai dopo il restauro. CRISTINA Mezzi al lavoro per ricollocare la croce in contrada. CRISTINA
La Croxe del Martin è ritornata al suo posto, più bella e luminosa che mai dopo il restauro. CRISTINA Mezzi al lavoro per ricollocare la croce in contrada. CRISTINA
La Croxe del Martin è ritornata al suo posto, più bella e luminosa che mai dopo il restauro. CRISTINA Mezzi al lavoro per ricollocare la croce in contrada. CRISTINA
La Croxe del Martin è ritornata al suo posto, più bella e luminosa che mai dopo il restauro. CRISTINA Mezzi al lavoro per ricollocare la croce in contrada. CRISTINA

Nata a seguito di un voto fatto dai residenti durante la seconda guerra mondiale e caduta nel 2006, perché la base si è spezzata a causa del legno marcito con il passare del tempo, la “croxe del Martin”, in località Mantese, a Recoaro, è tornata agli antichi splendori. Il recupero è stato possibile grazie al lavoro di alcuni volontari di Rovegliana legati alla parrocchia e al gruppo che organizza abitualmente la famosa sagra, una decina di persone, guidate da Eddy Benetti. I volontari hanno impiegato quasi un anno per completare il loro intervento e non hanno avuto nemmeno bisogno di risorse pubbliche perché i soldi necessari, circa 750 euro, sono stati raccolti sotto forma di donazioni, fra gli abitanti della contrada. Per il resto ognuno ha dato il meglio mettendo impegno, competenza e la giusta dose di entusiasmo. La croce si trova in località Mantese in contrada Tezze-Bruni. «Il lavoro per sistemare, insieme al manufatto, anche tutta la zona dove sorge, è cominciato la scorsa primavera con la richiesta dei vari permessi al Comune» racconta Benetti. La croce è nuova nei bracci che sono in legno di castagno e nella base di cemento e ferro che la solleva dal terreno per consentire di conservarla al meglio. Misura 6 metri e mezzo per 3.30 e ha tre particolari in ferro che sono stai restaurati e ridipinti: il gallo che si trova spesso sulle croci ed è anche il simbolo di Recoaro, la scritta Inri che sta per “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“, un martello e una tenaglia. «La croce - ricorda Benetti - era stata costruita nel 1949, a seguito di un voto fatto dalla popolazione. I residenti avevano deciso che, se fossero scampati dal rischio di fucilazioni da parte dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale, cosa non propri facile, dal momento che nella zona c’erano molti i partigiani e il pericolo di rappresaglie era molto alto, avrebbero celebrato lo scampato pericolo erigendo una croce». «Un altro motivo che ha portato alla posa della croce - aggiunge - è stato il ringraziamento per il dono delle colture di orzo e frumento che rappresentavano la base dell’alimentazione dell’epoca. Era fondamentale però che non ci fosse maltempo perché la stagione andasse bene e in tempi di povertà, subito dopo la guerra, avere un buon raccolto era non solo importante, ma vitale». Questo spiega probabilmente perché, ancor oggi, gli abitanti della frazione siano così legati alla croce, che era stata ristrutturata per l’ultima volta nel 1993. Nel 2006 si era spezzata alla base perché il legno era marcio ed è rimasta per una decina di anni in stato di abbandono, tra gli arbusti in un campo, ormai irrimediabilmente rovinata. Ecco la necessità di un intervento radicale, per riportarla alla forma originaria. Ma i volontari hanno fatto anche qualcosa in più, perché la nuova croce si illumina di notte, grazie all’energia fornita da un piccolo pannello fotovoltaico. Anche la zona dove si trovava era degradata. I volontari hanno tolto 200 quintali di legna per farsi largo e pulire l’area. Successivamente è stata posta una staccionata per poter permettere a tutti di salire alla croce in piena sicurezza. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luigi Cristina

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