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A 50 anni dal ’68 prove di dialogo impresa-lavoro

La statua di Gaetano Marzotto abbattuta durante la manifestazione dell’aprile 1968.  ARCHIVIOUn momento del convegno a palazzo Festari.  ZORDAN
La statua di Gaetano Marzotto abbattuta durante la manifestazione dell’aprile 1968. ARCHIVIOUn momento del convegno a palazzo Festari. ZORDAN
La statua di Gaetano Marzotto abbattuta durante la manifestazione dell’aprile 1968.  ARCHIVIOUn momento del convegno a palazzo Festari.  ZORDAN
La statua di Gaetano Marzotto abbattuta durante la manifestazione dell’aprile 1968. ARCHIVIOUn momento del convegno a palazzo Festari. ZORDAN

Una nuova stagione di relazioni sindacali, come è avvenuto mezzo secolo fa alla Marzotto, dopo i fatti del ’68. Le similitudini tra ieri e oggi, anche se è cambiato lo scenario, non mancano. E le organizzazioni sindacali vogliono essere protagoniste come allora di questo processo. Se n’è discusso ieri a palazzo Festari nell’ambito del convegno “Il ’68 a Valdagno tra conflitto e contrattazione: quali spunti per l’industria 4.0?”, organizzato dalla Filctem Cgil di Valdagno. Un convegno, moderato la segretario Filctem di Vicenza, Giuliano Ezzelini Storti, partito dai fatti che hanno portato all’abbattimento della statua di Gaetano Marzotto e la successiva fase contrattuale, ricordati dallo storico Emilio Franzina e dall’allora delegato per la valle dell’Agno del Pci e testimone degli accadimenti, Andrea Cestonaro, per arrivare a ragionare sulla manifattura attuale in prospettiva dell’industria del prossimo futuro. Testimone del primo contatto per una nuova stagione di relazioni, Giuseppe Fortuna, presidente del raggruppamento Ovest Vicentino di Confindustria, ringraziato da tutti i relatori per la sua presenza. «Oggi l’impresa - ha detto - ha bisogno di personale qualificato, ma c’è difficoltà a trovarlo. Recentemente ho visitato un’azienda: avevano bisogno di dieci tornitori, sei li hanno assunti provenienti dall’istituto alberghiero. In provincia si cercano 500 operatori meccanici e meccatronici, e non ci sono. L’innovazione? Per me è un insieme di tante piccole innovazioni. È il valore del lavoratore che va considerato con ciò che il mondo della tecnica offre. E fortunatamente, nel nostro territorio, abbiamo maestranze che hanno qualcosa in più rispetto ad altre aree. Ci deve essere un connubio più stretto tra scuola e lavoro». Concetto ribadito dall’assessore alle attività produttive Liliana Magnani, che ha posto l’accento anche su una rivalutazione del ruolo della donna. «Lo scenario è cambiato, oggi stiamo uscendo - ha sottolineato Silvano Veronese, segretario nazionale confederale Uil - da una crisi globale e quindi più difficile da affrontare. Come possiamo essere protagonisti? Anche il sindacato dovrà essere 4.0, bisognerà essere capaci di contrattare immaginando il futuro. Dovremo avere la capacità di essere legame e non solo mediatori. Magari ripensando proprio al sindacato unitario degli anni ‘70». Un maggiore convergenza d’intenti è stata auspicata anche da Sergio Spiller, operatore Cisl nazionale. «Come nel post ’68, quando si costituirono i consigli di fabbrica, va ridata partecipazione ai lavoratori. Vanno creati dei delegati alla formazione e al welfare in aggiunta agli attuali» Anche il sindacato deve correre. «Il 4.0 è una profonda trasformazione storica, e non solo per il lavoro. La velocità di trasformazione - ha sottolineato Cristian Ferrari segretario generale Veneto Cgil - è impressionante. La nuova strategia contrattuale deve ridare la parola ai lavoratori. Bisogna contrattare l’algoritmo, mettere al centro l’organizzazione del lavoro, ed una formazione continua e permanente». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

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